Zuccato: «Faremo la nostra parte, la banca resti sul territorio»
In campo Confindustria Veneto. Zaia: politica incolpevole
La politica, dice il governatore Luca Zaia, «non è il Grande Fratello». Può esercitare la sua moral suasion, indicare una strada, proporre una «vision», se proprio si vuol ricorrere ad un termine caro alle assise confindustriali, «ma poi è il mercato che regola il mercato». Il che significa, e a precisarlo è lo stesso Zaia, «che se vogliamo salvare le nostre banche devono scendere in campo i nostri imprenditori». Nell’unico modo possibile: investendo milioni. Viceversa, nel momento stesso in cui la Popolare di Vicenza e Veneto Banca (se lo farà) si presenteranno in Borsa, «il rischio è che diventino preda di investitori e speculatori che non hanno nulla a che spartire col nostro territorio», con buona pace delle dichiarazioni d’intenti di questi giorni. Perché la Borsa non chiede il certificato di origine garantita: chi mette il capitale, scala la percentuali. E allora i capitani d’impresa di qui sono pronti a fare la loro parte? «Senza dubbio - risponde il presidente di Confindustria Veneto, Roberto Zuccato -. È nel nostro interesse mantenere il legame tra le banche e il territorio per cui non appena la magistratura avrà chiarito un po’ il quadro, e spero lo faccia in fretta, Confindustria, con me in testa come suo presidente, si farà parte attiva e diligente per trovare imprenditori disponibili a sostenere i nostri istituti».
Quello che è stato ribattezzato «Piano Zaia» parte da qui. Dall’ormai celeberrimo «zoccolo duro», accompagnato da investitori istituzionali utili a puntellare l’operazione, col soccorso eventuale della finanziaria regionale Veneto Sviluppo: «La Popolare di Vicenza e Veneto Banca non sono due cadaveri eccellenti ma i presupposti dai quali è possibili partire per costruire la Grande Banca Veneta», assicura il governatore. Che giura di non aver parlato con Zuccato prima di mettere piede alla Fiera di Vicenza, eppure leggete qua: «L’attenzione dimostrata da Unicredit e Intesa verso i nostri istituti di credito conferma che questi un valore ancora ce l’hanno» (Zuccato). E di nuovo: «Penso che anche il Banco Popolare di Verona possa essere della partita ma prima si dovrà attendere la quotazione in Borsa, che ci darà certezza sul reale valore delle azioni» (Zaia); «Il Banco Popolare? Dobbiamo prima capire il valore che il mercato assegnerà alle azioni. Attendiamo il responso della Borsa» (Zuccato); «Sia chiaro a tutti, il prezzo è destinato a scendere ancora. Lo dico io che sono azionista di entrambe le banche» (Zaia); «I soci non si devono spaventare. Ci sarà una fase di assestamento, con qualche duro scossone, ma poi ritroveremo un equilibrio» (Zuccato). E se il governatore sottolinea che «con il collegio di garanzia guidato da Unicredit pronto a sottoscrivere l’inoptato dell’aumento di capitale, la Popolare di Vicenza è già potenzialmente passata di mano», il leader veneto degli industriali avverte: « È inutile pensare di fermare il cambiamento, il sistema va ripensato nella sua interezza, allargando il ragionamento alla finanza nel suo complesso. Il 71% del credito alle imprese italiane arriva dalle banche, contro il 33% della Francia e il 44% della Germania e questo ci rende fragili, troppo dipendenti dagli istituti di credito. Dobbiamo aprirci ad altre soluzioni, come ad esempio i mini bond».
Insomma, occorre dar vita al più volte invocato «tavolo del credito», i cui attori non possono essere soltanto la politica e gli imprenditori del Veneto, che pure nelle intenzioni rivelano una certa sintonia (sebbene Zaia ricordi sibillino che «per una volta alla politica non si può imputare un bel niente, era l’impresa a gestire la banca, con soci piuttosto illustri, non le segreterie di partito…»), ma anche le fondazioni, Cariverona su tutte, e magari gli istituti di previdenza e i fondi pensione, oltre ovviamente al ministero dell’Economia e a Bankitalia che, come ripetono un po’ tutti, «è quella che in questo momento dà le carte». Da soli, non si va lontani, anche perché a queste latitudini la partita delle Popolari va intrecciandosi sempre più con quella dei crediti cooperativi, mischiando identità e fragilità. «Il governo è pronto a fare la sua parte - garantisce il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta - e personalmente sono favorevole al coinvolgimento dei fondi pensione e degli istituti di previdenza, sempre che sia fatta massima chiarezza sulla governance e sui piani industriali, beninteso». Nell’attesa di capire la strategia del Banco Popolare (in trattativa avanzatissima con Ubi, guarda più al Veneto o a Milano?), non è chiaro al momento neppure il ruolo che giocherebbe Veneto Sviluppo. Pur potendo, dopo l’approvazione del nuovo statuto, sembra difficile che la finanziaria della Regione decida di entrare nel capitale della Popolare, perché tradirebbe la sua mission e perché una cifra di assoluto rispetto da impiegare negli aiuti alle imprese (diciamo una cinquantina di milioni), all’atto pratico si rivelerebbe ininfluente negli equilibri societari della banca. Più facile che agisca da catalizzatore istituzionale di investitori privati. Se mai se ne faranno avanti.
Zuccato Prima di tutto dobbiamo capire il valore delle azioni
Il sottosegretario Baretta (Economia) si dice favorevole al coinvolgimento dei fondi pensione Zaia Il prezzo è destinato a scendere ancora, lo dico da azionista