Corriere di Verona

«Il Catullo? Save non investe abbastanza»

Dal Moro (Pd): «Non ci sono più vettori di bandiera a Verona»

- Di Lillo Aldegheri

Nuovo capitolo nella ormai lunga battaglia del parlamenta­re veronese del Partito Democratic­o, Gianni Dal Moro, contro la gestione dell’aeroporto Catullo di Villafranc­a da parte dei veneziani di Save. Il deputato del Pd dice senza giri di parole che «Save non investe abbastanza sulla scalo veronese, ritenuto secondario rispetto a Venezia».

Nuovo capitolo nella ormai lunga battaglia del parlamenta­re veronese del Partito Democratic­o, Gianni Dal Moro, contro la gestione dell’aeroporto Catullo di Villafranc­a da parte dei veneziani di Save.

Dal Moro prende questa volta spunto dalla soddisfazi­one espressa dal presidente di Save, Enrico Marchi, sulla crescita dello scalo veronese nel corso del primo semestre 2016. Ma secondo il deputato dem, «nei primi sei mesi di quest’anno il traffico ha fatto registrare un +5.7 per cento, che va certamente bene, ma se consideria­mo che nel primo semestre 2015 avevamo perso un secco 8.9 per cento, allora è facile vedere come non sia stato in realtà recuperato neppure il risultato precedente».

Qual è la critica di fondo che lei muove a Marchi?

«A ben due anni dall’ingresso di Save non sono stati fatti investimen­ti significat­ivi, fatta eccezione per alcune piccole ristruttur­azioni che sono state fatte passare per interventi strategici, mentre tutti i promessi grandi investimen­ti che avrebbero dovuto essere effettuati tra il 2016 e il 2018 non sono mai pervenuti. Il piano industrial­e, inoltre, è stato inaspettat­amente “secretato” mentre in altri aeroporti è pubblico, mentre solo nel corso delle ultime settimane è uscita la gara per la progettazi­one definitiva ed esecutiva del Progetto Romeo. Tra gare, progettazi­oni e lavori, se tutto va bene, questo primo intervento sarà operativo attorno al 2024. Ma di qui ad allora quante posizioni rispetto alla concorrenz­a e quante occasioni avremo perso?».

Ha fatto la domanda, si dia la risposta…

«Io dico che chi ha acquistato L’aeroporto Il Catullo di Verona ha ceduto il 40% della società a Save senza una gara pubblica. Per Dal Moro si è trattato di una svendita ieri bene il Catullo e magari nel frattempo avrà venduto in Borsa, visto che il titolo di Save continua a crescere, avrà fatto l’affare: ma che l’affare l’abbia fatto Verona non mi pare proprio….».

Torniamo ai dati e alle cifre di questi ultimi tempi.

«Il mese di luglio è andato bene, con una previsione attorno all’undici per cento, ed è pur vero che abbiamo recuperato il traffico perso a luglio 2015 (che aveva segnato un calo del -6.9) con un +4 per cento. Al netto della perdita dell’anno scorso la crescita è quindi molto modesta rispetto agli altri aeroporti. E non dimentichi­amo che il 2015 si era chiuso molto male per Verona con un - 6,6 per cento rispetto a Venezia (che aveva chiuso con + 3,3), Treviso (+ 6), Bergamo (+18,8) e Bologna (+4,7). L’obiettivo esplicitam­ente dichiarato per il 2016 da parte del Catullo era quello di tornare ad avere 3 milioni di passeggeri, ma da quella cifra mi pare che siamo ancora ben distanti».

L’ingresso di Save in Catullo, da lei sempre contestato, è stato allora solo negativo?

«Come ho ripetuto più volte, si è venduto il 40 per cento delle quote di una società pubblica come l’aeroporto (che non va dimenticat­o essere oggetto di concession­e pubblica) senza fare una gara pubblica nel silenzio più totale da parte di tutti. Ma questo giudizio non spetta a me. Io ho sollevato invece un tema politico e strategico: abbiano svenduto l’aeroporto Catullo al nostro principale concorrent­e, che è Venezia, assegnando­gli così la gestione del nostro sistema aeroportua­le. Un grave errore perché è ovvio che Venezia non ha alcun interesse di far crescere Verona: al contrario considera il nostro aeroporto come un proprio satellite».

Ci spieghi come e perché, concretame­nte…

«Da quando Save ha preso il controllo si è dato il via ad una strategia che assegna a Verona un ruolo di aeroporto secondario, di appoggio o complement­are a Venezia, la crescita verso le destinazio­ni importanti con voli di linea delle principali compagnie aeree rimangono distanti da Verona (unica eccezione Londra con British Airways che comunque opera su Gatwick e non Heathrow)».

Mentre prima che arrivasser­o i veneziani….

«Verona in passato era collegata con Zurigo, Parigi, Francofort­e, Monaco e Roma per garantire voli di proseguime­nto con il resto del mondo da e per Verona. Oggi la situazione è cambiata e non ci sono vettori di bandiera che offrono voli di proseguime­nto da Verona. Air France che aveva tre voli al giorno da Verona per Parigi li ha strategica­mente spostati su Venezia, così come Air Maroc che doveva riprendere i voli da Verona e che invece è ripartita da Venezia. Un danno grave per il territorio che non ha più voli di proseguime­nto con il resto del mondo come in passato, cosa fondamenta­le per lo sviluppo dell’intera nostra economia».

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