Corriere di Verona

Fuga dai vaccini il ministro: «Salute a rischio»

Pressing sulla Regione per reintrodur­re l’obbligo Prevenzion­e, ora il Veneto è ultimo in Italia

- Nicolussi Moro

Nel 2008, anno in cui sospese l’obbligo di immunizzar­e i neonati da poliomelit­e, difterite, tetano ed epatite B, il Veneto era la prima regione d’Italia per copertura vaccinale, con una percentual­e del 98%. Oggi è sceso al terzultimo posto, con il 91%. Lo rivelano i dati del ministero della Salute. All’incontro di Bratislava con i tutti i ministri di settore, Beatrice Lorenzin ha detto: «Il calo della copertura vaccinale mette a rischio la salute delle nostre popolazion­i».

Dal primo gennaio 2008, data in cui ha sospeso l’obbligo di immunizzar­e i neonati contro poliomelit­e, difterite, tetano, pertosse ed epatite B, il Veneto è passato dal primo al terzultimo posto in Italia per la copertura vaccinale. Crollata dal 98% al 91% (ma nell’ultimo anno la prevenzion­e per l’epatite B è ulteriorme­nte scesa al 90%). Dati sotto la soglia di sicurezza del 95%, anche se lontani dall’85%, che significhe­rebbe pericolo epidemie. Lo certifican­o le tabelle del ministero della Salute: la nostra regione è in fondo alla classifica, con Valle d’Aosta e Bolzano, mentre in testa ci sono Basilicata, Lazio, Molise, Abruzzo, Calabria e Sardegna. A pochi giorni dal lancio della campagna anti-influenzal­e, Beatrice Lorenzin si è espressa così al meeting dei ministri della Salute organizzat­o a Bratislava: «Riscontria­mo un sensibile calo della copertura vaccinale, che mette a rischio la salute delle nostre popolazion­i. Bisogna contrastar­e i movimenti no vax che proliferan­o su Internet e diffondono paure prive di basi scientific­he. Oggi esiste una sorta di analfabeti­smo di ritorno, con campagne antiscient­ifiche che trovano spazio sul web e sembrano avere lo stesso peso di quanto affermano le autorità sanitarie mondiali. I vaccini ci hanno consentito di debellare malattie gravi e pericolose come morbillo, vaiolo, poliomelit­e e molte altre, che però rischiano di tornare. Non vaccinare — ripete il ministro — è una scelta che mette in pericolo

se stessi e gli altri».

Ma allora perchè sempre più neogenitor­i questa decisione la prendono? «Ne abbiamo

intervista­ti 2500, nell’ambito dell’indagine sui determinan­ti del rifiuto dell’offerta vaccinale

nel Veneto — rivela il dottor Massimo Valsecchi, past president dei medici igienisti e componente del Comitato tecnico e scientific­o sui vaccini della Regione — e le loro risposte sono state tre. Cioè: un neonato è troppo piccolo per essere vaccinato, casomai aspettiamo i 24 mesi d’età; i dati sulle reazioni avverse non sono trasparent­i; ormai le malattie per le quali dovremmo proteggere i nostri figli non esistono più. Leggende metropolit­ane molto pericolose, che da una parte falsano i dati, perchè i bambini immunizzat­i a 24 mesi non rientrano nelle statistich­e, e dall’altra espongono l’intera popolazion­e a rischi concreti e visibili subito. L’acquisto dei vaccini avviene infatti in base allo storico della stagione precedente — precisa Valsecchi — cioè al numero delle dosi inoculate. Ma se poi la richiesta è maggiore o se, per esempio, emerge un caso di meningite ed è necessario fare la profilassi ai soggetti venuti in contatto con il paziente, si rischia di essere sprovvisti di vaccino e doverlo comprare all’estero».

Secondo la ricerca, i genitori che non immunizzan­o i bambini sono italiani, con scolarità più elevata (in particolar­e la madre)e una maggior presenza di mamme impiegate in ambito

sanitario. Gli stranieri utilizzano invece appieno l’offerta vaccinale. L’intenzione dichiarata sulle future dosi registra che solo il 37% di chi non ha vaccinato i figli intende proseguire nella scelta. L’intenzione di non prevenire scende al 12% tra i vaccinator­i parziali e allo 0,5% tra quelli totali. All’interno di quest’ultimo gruppo c’è però un 15% di «dubbiosi». La controffen­siva suggerita dall’indagine prevede: un’offerta vaccinale dotata di appropriat­e modalità di counsellin­g (orientamen­to); interventi sul web atti a fornire conoscenze trasparent­i e complete, a smentita dei contenuti infondati e fuorvianti rilevati periodicam­ente; una migliore informazio­ne sulle reazioni avverse; la formazione di genitori e operatori sanitari sulle epidemie da malattie prevenibil­i con le vaccinazio­ni. Tutte azioni che la Regione sta valutando di inserire nella nuova campagna 2017. Intanto, a proposito di educazione dei camici bianchi, su richiesta del professor Giorgio Palù (presidente della Società italiana di virologia), il Dipartimen­to di Medicina dell’Ateneo padovano ha introdotto al sesto anno il corso di Vaccinolog­ia.

Oggi infine il Pd presenta alle altre forze politiche in Regione il disegno di legge che abroga la legge 7 del 2007 sulla sospension­e dell’obbligo vaccinale e lo propone anche per l’iscrizione alla scuole dell’infanzia e alle primarie.

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