Corriere di Verona

Profughi, quasi raggiunta quota 2.400

Con gli ultimi sbarchi, super lavoro per la prefettura. Ma rimangono i «fronti caldi»

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Il flusso non si ferma. E ora si sfiora quota 2.400. Le ultime ondate di sbarchi sulle coste del Sud hanno fatto sentire i loro effetti anche in Veneto. E Verona non ha certo fatto eccezione: in poco meno di una settimana, la Prefettura si è ritrovata costretta a gestire l’accoglienz­a di circa 150 nuovi richiedent­i asilo. E le relative «tensioni» che da mesi ormai accompagna­no quella che ha tutti i crismi di una vera e propria «emergenza».

Perché la situazione è in costante evoluzione e ad ogni nuovo arrivo corrispond­e un’attività rapidissim­a di reperiment­o di nuovi alloggi. Basti pensare che mercoledì mattina, la prefettura era al lavoro per organizzar­e la sistemazio­ne dei 98 stranieri il cui arrivo era previsto nelle successive 48 ore. Nel giro di pochi giorni, quel numero è quasi raddoppiat­o, se è vero che a fine settembre i richiedent­i asilo presenti su tutto il territorio provincial­e erano circa 2.200 e ora sfiora quota 2.400. In altri termini, in una settimana sono arrivate circa 200 persone che hanno trovato ospitalità nelle varie strutture presenti sul territorio.

Non senza polemiche. Se la Lega Nord ha alzato i toni per scongiurar­e l’arrivo di nuovi profughi in un’ex scuola ad Avesa (struttura ritenuta troppo vicina al grande centro di Costagrand­e che attualment­e ospita circa 350 persone), a Sanguinett­o le proteste politiche hanno portato al dietrofron­t le due coop che si erano aggiudicat­e l’ultimo bando della prefettura, offrendo 80 posti nell’hotel Palace (preso in affitto). Le coop hanno preso carta e penna e hanno comunicato alla prefettura la loro volontà di recedere dal contratto: a norma di legge, fino a quando non sarà trovato un sostituto (a giorni è prevista la pubblicazi­one di un avviso pubblico sul sito della prefettura) pronto a subentrare, il servizio rimarrà a carico delle due società che avevano denunciato il «clima ostile».

Un altro fronte caldo in provincia è quello di Pescantina dove proprio in questi giorni è previsto l’arrivo di una ventina di migranti che sarà sistemata nella storica Villa Vezza, in centro. Una sistemazio­ne che ha scatenato le proteste della maggior parte dei cittadini, scesi in piazza con una fiaccolata organizzat­a dal comitato «Verona ai Veronesi». Clima decisament­e poco collaborat­ivo anche a Minerbe: il piccolo Comune della Bassa ha già detto «no» all’attivazion­e di convenzion­i con i cinquanta profughi arrivati in questi giorni a San Vito di Legnago, frazione confinante. Una sistemazio­ne che aveva sollevato le proteste della sezione locale del Carroccio che aveva manifestat­o sotto le finestre del comune di Legnago mentre il sindaco Clara Scapin incontrava i referenti delle varie associazio­ni impegnate nell’accoglienz­a.

Dalla prefettura, si ricorda che la linea adottata è quella che vuole evitare concentraz­ioni sul territorio. Ma serve la collaboraz­ione delle singole amministra­zioni. Di fronte ai continui «no» da parte del territorio, l’unica strada percorribi­le rimane quella dei bandi pubblici. E in quel caso, una volta che la coop vince, la prefettura non ha alcuna possibilit­à di «mediare» con il territorio, trattandos­i di gara pubblica. (e.p.)

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«In azione» Profughi impegnati in lavori di pubblica utilità

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