Corriere di Verona

L’eredità di Camuzzoni: non solo il canale

Verona ricorda il suo secondo sindaco con un busto. «Salvò anche il castello di Soave»

- D. O.

Un gioco di date ha fatto sì che il suo duecentesi­mo compleanno cadesse proprio nell’anniversar­io «a cifra tonda» dell’annessione del Veneto al Regno d’Italia.

Verona ricorda il suo secondo sindaco (ma il primo «longevo», il predecesso­re Alessandro Carlotti rimase in carica appena un anno), Giulio Camuzzoni, con un bassorilie­vo, ad opera dell’artista Nicola Beber, inaugurato ieri e posto nell’atrio di palazzo Barbieri.

Per i veronesi il suo nome resterà sempre legato al canale che taglia la città da est ad ovest, da Chievo fino a Tombetta. La prima «grande opera» cittadina che aprì la strada all’industrial­izzazione del territorio. Singolare che a dare il via libera a tale infrastrut­tura sia stato un sindaco «agrario» e «antiprogre­ssista», almeno sulla carta.

È così che lo ricordano storici e politici «emeriti» veronesi, al convegno dedicato alla sua figura che si è svolto ieri all’Accademia di Agricoltur­a, Scienza e Lettere. Camuzzoni non fu solo sindaco, ma anche senatore. Ed è un suo «collega» di qualche decennio dopo a ricostruir­e la sua carriera dopo la nomina regia, Aventino Frau, già parlamenta­re per la Dc e Forza Italia.

«La sua attività a Roma venne sempre dopo quella di sindaco nella sua città - spiega non fu un legislator­e, fu un lobbista in senso buono, preoccupat­o a “portare a casa qualcosa di utile” per il territorio. Pensiamo ai lavori sull’Adige dopo l’alluvione 1882, che misero finalmente in sicurezza il fiume».

Per lo storico Maurizio Zangarini, anche lui intervenut­o nel dibattito, moderato da Ettore Curi, segretario dell’Accademia, Camuzzoni «fu un uomo del suo tempo, perfetto rappresent­ante della destra storica» che governerà Verona per quasi tutto il periodo monarchico fino al fascismo.

«Un avvocato che non ha mai esercitato - prosegue Zangarini - considerav­a il suo lavoro quello dei campi. Non fu di certo un socialista ma pensava che una più equa distribuzi­one dei terreni potesse arginare l’emigrazion­e».

A ricordarlo anche Lino Gambaretto, sindaco di Soave, paese natale di Camuzzoni. «È merito suo - spiega - se il nostro castello è ora salvo e aperto al pubblico. Prima dell’intervento da lui finanziato, era in assoluta rovina».

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Il ricordo Giulio Camuzzoni è nato duecento anni fa, fu il sindaco che fece costruire l’omonimo canale
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