Truffa e contro-pacco Dalle banconote false al prezzo «gonfiato» E il revolver fantasma
Roba da «Pacco, doppio pacco e contropaccotto». In attesa di conoscere l’esito della convalida dei tre arrestati attesa per questa mattina in carcere, iniziano a emergere alcuni particolari sull’inseguimento da thriller che sabato pomeriggio ha rischiato di trasformarsi in una strage a pochi metri da piazza Bra. Ma risulta ancora complicato capire chi volesse rifilare il proverbiale «pacco» a chi.
In cella, a Montorio, sono finiti tre giostrai (Tomas Sureu, Daniele Iovanovic e la donna Danica Iovanovic) residenti in un campo nomadi di Bollate, nel Milanese che dovranno rispondere, tra le altre, dell’accusa di rapina. Mentre invece sono rimasti in città Roman Johannes Meuthen e Omar Dutch, i due rappresentanti tedeschi originari di Rosenheim (nella bassa Baviera) arrivati a Verona con l’intenzione di concludere un ottimo affare: incassare il primo acconto sulla vendita di una partita di diamanti e altri preziosi. Gioielli che, su disposizione del pm, al momento rimangono sequestrati. Perché sono state proprio quelle rarità a scatenare il «pomeriggio di pura follia» di sabato.
Erano stati i giostrai, qualche mese fa, a mettersi in contatto via internet con i tedeschi (sono due cugini) per acquistare gioielli. E a settembre, le due parti, si erano già incontrate a Milano per mettere a punto i dettagli della compravendita. Una partita di preziosi per un prezzo vicino ai 350mila euro: gli acquirenti avrebbero dovuto versare un acconto di 10mila euro in contanti e saldare la parte restante con una serie di transazioni online. Un vero «colpo» per i due cugini che non hanno battuto ciglio di fronte all’idea di un continuo andirivieni tra Germania e Italia: secondo indiscrezioni, infatti, la merce non sarebbe valsa più di 200mila euro.
Peccato che i clienti di etnia Sinti arrivati dal campo nomadi del Milanese, avessero a loro volta architettato un contropiano truffaldino. Perché nella valigetta contenente i 10mila euro dell’acconto, c’erano solo quattro banconote da 500 euro: quelle che avrebbero dovuto servire a nascondere il resto del contante, rigorosamente falso. L’appuntamento era stato fissato per le 15 nel piazzale dell’hotel Crown Plaza, in Zai. I due rappresentanti, arrivati via Brennero, si sono presentati con qualche minuto d’anticipo: uno è rimasto nel parcheggio ad aspettare i clienti; l’altro con i preziosi, si è spostato in centro per aspettare in sicurezza l’ok alla consegna.
È stato quest’ultimo a raccontare poi alla polizia di aver avuto il sospetto di essere stato pedinato da alcuni presunti complici dei giostrai che lo avrebbero seguito con un’auto con targa bulgara. Ma al momento di questo terzo veicolo non vi è traccia ed è ritenuto poco probabile che abbia preso parte alle concitate fasi dell’inseguimento.
Una volta arrivati nel piazzale a Verona Sud, i tre clienti si sono fatti mostrare un diamante (il campione) dal tedesco e hanno dato il loro ok: «Fai venire il socio con il resto della mercanzia». Peccato che poi abbiano consegnato la valigetta piena di banconote contraffatte e che i due cugini se ne siano immediatamente accorti. Secondo quanto denunciato da uno dei due bavaresi, a quel punto i giostrai li avrebbero minacciati dicendo che avevano una pistola e che erano pronti a sparare se non gli avessero consegnato i preziosi.
In quei momenti concitati, uno dei tre sinti, ha arraffato una delle borsette contenenti la mercanzia prima di risalire sulla Golf bianca insieme ai due complici e tentare la fuga in direzione centro. I rappresentanti, con la valigetta piena di soldi falsi e il resto del campionario «salvato», sono balzati all’interno del loro Suv Mercedes e si sono lanciati all’inseguimento. Sempre stando al racconto dei tedeschi, mentre i due veicoli sfrecciavano a folle velocità tra le strade di Verona Sud e fino a Porta Nuova, uno dei giostrai si sarebbe affacciato dal finestrino della Golf e avrebbe esploso alcuni colpi con un revolver. Il denunciante ha poi raccontato di aver notato che i malviventi hanno gettato un sacchetto dall’auto in corsa dal quale spuntava proprio la canna di un revolver. Non è dato sapere come sia riuscito a distinguere chiaramente che si trattasse di un revolver mentre correva a 150 chilometri orari su strade sconosciute, ma quel che è certo è che questo tipo di pistola è di quelli che non espellono i bossoli dei proiettili dopo lo sparo. Dell’arma, infatti, non vi è traccia. L’unica recuperata è quella impugnata da uno dei due tedeschi (denunciato a piede libero), una pistola a pallini con la quale ha esploso quattro colpi in vicolo Sorte. Lì dove si è fermata la folle corsa che ha messo a repentaglio la sicurezza di automobilisti e pedoni.
Se le due auto fossero arrivate in corso Porta Nuova un minuto prima, come ricostruito grazie ai filmati delle telecamere della zona, avrebbero rischiato di travolgere una comitiva di turisti che stava passeggiando sul marciapiede. Proprio nel punto esatto in cui i due veicoli sono piombati all’improvviso prima di immettersi nella stradina senza uscita dove poi i cinque sono stati bloccati da poliziotti delle volanti e dagli agenti della polizia municipale intervenuti a tempo di record sul posto.
La terza auto
Uno dei tedeschi ha detto di essere stato seguito, ma per ora del veicolo non c’è traccia