Anselmi: «Non licenziamo» Veneto Banca, ipotesi contratti di solidarietà per risolvere il nodo esuberi Bpvi, sul tavolo del cda azione di responsabilità e tavoli di conciliazioni
«Noi licenziamenti non ne facciamo». Beniamino Anselmi, presidente di Veneto Banca, concede giusto una battuta, prima del consiglio di amministrazione di Montebelluna. Una riunione rapida, ieri pomeriggio, che ha rimandato ai prossimi giorni i temi sul tavolo, dall’approvazione del nuovo modello commerciale al via libera allo schema dei tavoli di conciliazione, da far partire in tandem con Popolare di Vicenza. Proprio oggi le conciliazioni saranno al centro del cda di Bpvi, che potrebbe approvare anche la convocazione dell’assemblea dei soci per l’azione di responsabilità agli ex vertici, oltre a valutare la bozza del piano industriale.
Tra Montebelluna e Vicenza, l’avvio di una settimana decisiva per le banche venete. Che passerà poi, giovedì in Fiera a Verona, per il meeting con 170 istituti della trentina Cassa centrale banca, che potrebbe lanciare il secondo gruppo del credito cooperativo, con anche un gruppo di Bcc venete. E che si chiuderà, sabato sempre alla Fiera di Verona, con l’assemblea del Banco Popolare, che darà l’addio alla lunga storia cooperativa, approvando, con la spa, la fusione con Popolare di Milano, rimanendo con il fiato sospeso in attesa dell’esito dell’assemblea parallela di Milano. «L’aggregazione è la miglior opzione per guidare il cambiamento e non subìrlo», hanno scritto ieri in una lettera ai soci il presidente del consiglio di gestione e l’Ad di Bpm, Mario Anolli e Giuseppe Castagna.
Ma intanto il faro resta sulle ex popolari venete. E mentre ieri l’ex presidente di Veneto Banca, Pierluigi Bolla, «in conformità alla richiesta della capogruppo» si è dimesso dal cda della controllata Bim, in vista del rinnovo nell’assemblea del 18 ottobre, il tema restano i passaggi della ristrutturazione targata Atlante. Che passa per le priorità di questi giorni: i tavoli di conciliazione sulle azioni con i soci, per tentare di mettersi alle spalle i costi dei contenziosi e sperare di recuperare fiducia e clienti; e poi i piani industriali, con i loro snodi fondamentali: dalla vendita delle sofferenze, stabilendo il capitale aggiuntivo per coprire le perdite, agli esuberi di personale, di fronte alla pesante perdita di ricavi dell’ultimo anno. Le attese sono per 2.500 posti a rischio tra i due istituti: Vicenza, che potrebbero giungere fino a 1.500, e i quasi mille di Montebelluna (ma qui andrà considerato l’accordo di aprile per 750).
Esuberi da risolvere in entrambi i casi con soluzioni già sperimentate, a iniziare dai fondi esuberi, tenendosi lontani dai licenziamenti collettivi spinti dai fondi d’investimento. Ne è convinto Anselmi: «Licenziamenti non ne facciamo, figurarsi collettivi. In banca dobbiamo far tornare la fiducia e i clienti». Oltre non si spinge, il presidente. Ma le sue idee le avrebbe già espresse a chi gli è più vicino. Far tornare la fiducia vuol dire cercare di riprendersi i clienti, e per questo si batte sulle conciliazioni. Ma vuol dire anche provare a guardare con ottimismo ai problemi, risollevando il clima con i dipendenti. E parlare di maxi-esuberi, da tradurre magari nei primi licenziamenti in banca, sarebbe l’esatto contrario. E comunque di licenziamenti non si sarebbe mai discusso negli incontri, anche recenti, con Atlante.
E allora? «Vogliamo una forte solidarietà», aveva già detto in estate Anselmi. E il riferimento potrebbe rimandare direttamente all’idea di un ricorso ai contratti di solidarietà. Soluzione per altro a lui ben nota. Ricorrere alla solidarietà vorrebbe dire rispolverare una soluzione che Anselmi applicò vent’anni fa, da direttore generale, per risollevare le Casse di risparmio di Salerno, Puglia e Calabria, di proprietà Cariplo, in crisi profondissima. Gli esuberi erano 1.400. Per evitare i licenziamenti collettivi si escogitò un contratto di solidarietà, sul modello Volkswagen, con il taglio di orari e stipendi. Si rivelò decisivo per raddrizzare le sorti di banche, in cui, come in Puglia, si deliberò l’azione di responsabilità. Se non fossero passati vent’anni, pare la situazione di oggi delle ex popolari venete. Con in più, rispetto ad allora, il vantaggio, sul fronte norme del lavoro, di non dover inventare niente e di avere già a disposizione un ampio armamentario da cui pescare a piene mani.
Il precedente Vent’anni fa Anselmi introdusse la soluzione per le crisi delle Casse del Sud di Cariplo