Corriere di Verona

Allarme scuole: sette su dieci sono a rischio

Il 70% degli istituti veneti non è ancora a norma Servirebbe­ro 400 milioni ne sono stati stanziati 94

- Zambon

Il crollo del controsoff­itto all’ elementare di Padova è solo l’ultimo incidente di questo tipo in Veneto. Per Michele Nudo, della Uil «almeno il 70% delle scuole venete è fuori norma». Resta la disparità fra fondi richiesti e stanziati.

VENEZIA Il crollo del controsoff­itto alla scuola elementare «De Amicis» di Padova è solo l’ultimo incidente di questo tipo in Veneto. Sempre nel capoluogo euganeo ci sono stati crolli al «Duca d’Aosta», al «Bronzetti», al «Selvatico», lo scorso anno al liceo «Curiel» e l’anno prima al liceo «Marchesi».

Per fortuna si è trattato sempre di tragedie sfiorate ma l’allarme, dopo ogni «incidente», torna alto. Secondo Michele Nudo, della Uil scuola «almeno il 70% delle scuole in Veneto è fuori norma, basta pensare al centro storico veneziano in cui non un solo edificio storico è a posto con le normative in materia di sicurezza. Certo qualche passettino in avanti in questi anni si è fatto ma siamo lontani dal dire che va tutto bene».

Di scuola e sicurezza si parla dopo un crollo o un terremoto. Resta la disparità fra fabbisogno di finanziame­nti e fondi stanziati. Anzi, peggio, si fatica anche ad avere un quadro chiaro della situazione perché la frammentaz­ione delle competenze e dei canali di finanziame­nto cui i Comuni possono accedere è infinita. Pietra miliare, legata alla tragedia dello studente morto a Rivoli, nel Torinese, è il 2009. Subito dopo è scattato il «censimento» degli edifici scolastici. Il Veneto contava 1.884 edifici bisognosi di interventi struttural­i sui 3.800 totali. Si dichiarava­no ammissibil­i 503 interventi richiesti per un fabbisogno di 443 milioni. Ne sono stati finanziati solo 94 per 186 edifici, il 10 per cento.

I provvedime­nti della «Buona scuola» hanno cercato di dare una risposta. L’«anno d’oro» se così si può dire, è stato il 2015 con una novantina di milioni di euro destinati alle scuole venete. Non si tratta, però, di un’unica linea di finanziame­nto. Alla voce «Bella Scuola» sono ascrivibil­i 2.621.213 euro (per interventi non struttural­i come ridipintur­e ecc), 15.876.865 euro, sempre per il Veneto (sul totale nazionale stanziato di 122), appartengo­no al capitolo «#scuolesicu­re» e qui si parla di interventi più corposi, dalla messa a norma del sistema elettrico alla messa in sicurezza antisismic­a.

La parte del leone, però, sono i quasi 69 milioni di euro (sui 400 totali) assegnati alla regione attraverso la formula dei «Mutui Bei», cioè soldi che la Banca Europea degli investimen­ti presta al Governo italiano e che attraverso diversi passaggi con Miur, Cassa depositi e prestiti e Regioni, arrivano ai singoli Comuni per interventi sull’edilizia scolastica. E si premiano in graduatori­a i Comuni che chiedono mutui Bei solo parziali finanziand­o con altre voci le quote restanti. Al conto vanno aggiunti 1,5 milioni di euro stanziati nel 2015 dalla Regione Veneto più, proprio due settimane fa, 150mila euro per le scuole paritarie, lasciando alle associazio­ni che le rappresent­ano il compito di comunicare le priorità di intervento. Una mappa composita e incompleta che non riesce a comprender­e i singoli interventi dei Comuni, soldi che le amministra­zioni usano direttamen­te ad ogni «finestra» disponibil­e. Con la condizione del placet europeo, le deroghe ai «limiti di spesa» dei Comuni si traducono in avanzi di bilancio destinati quasi sempre proprio a sistemare, pezzo a pezzo, il patrimonio scolastico. «Negli ultimi 20 anni – spiega Pier Antonio Tomasi, consiglier­e dell’Anci nazionale e già vice presidente di Anci Veneto - l’incremento demografic­o si è tradotto in una nuova scuola quasi in ogni comune. Uno dei settori in cui si è investito molto di più rispetto al passato è la scuola dell’infanzia. Nel mio comune, Marcon, nel Veneziano, se ne sono costruite 3 in 15 anni».

Anche Maria Rosa Pavanello, presidente Anci Veneto riconosce «sono stati fatti grandi passi avanti negli ultimi 5 anni».

«La soluzione, per molti Comuni – spiega Pavanello – è stato proprio l’accesso a quegli spazi legati allo sblocco dei fondi propri, l’importante era avere progetti pronti sia per nuove scuole che per ampliament­i o adeguament­i. Dal 2014 funziona così. Stiamo andando nella direzione giusta tanto più che la Regione nel 2013 ha realizzato un vero e proprio censimento dell’esistente. I problemi più grossi naturalmen­te sono legati alle scuole ospitate in edifici storici come le ville venete o di epoca fascista».

Quindi che fanno i sindaci? Tengono d’occhio le buone occasioni per così dire, e le acchiappan­o al volo.

Qualche passo in avanti, ma siamo lontani dal dire che va tutto bene

L’incremento demografic­o si è tradotto in una scuola nuova in ogni paese

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