Corriere di Verona

Rapito in Libia, il giallo del riscatto

Caso Calonego, i rapitori avrebbero chiesto 4 milioni. Ma la Farnesina non conferma

- Michela Nicolussi Moro

BELLUNO La notizia la batte in tarda serata il portale del Medio Oriente «Middleaste­ye»: dopo quasi un mese di silenzio sarebbe arrivata una richiesta di riscatto per Danilo Calonego, meccanico di Sedico di 68 anni, i colleghi Bruno Cacace, 56enne di Cuneo, e Frank, canadese, rapiti in Libia lo scorso 20 settembre. «Vogliamo 4 milioni di dollari, altrimenti gli ostaggi saranno consegnati ad Al-Qaeda o a una cellula dell’Isis», il messaggio dei sequestrat­ori riportato da fonti della sicurezza algerina. Secondo le quali i tre, che lavoravano per la società italiana «Coicos» all’aeroporto di Ghat, sarebbero nelle mani di un gruppo armato «composto da algerini e libici, con buoni rapporti con Aqmi», l’Al Qaeda locale. La banda sarebbe infatti guidata da un algerino legato ad Al Qaeda nel Maghreb islamico, «anche se agisce da sola e per motivi economici».

Ieri sera però non sono arrivate conferme dal ministero degli Esteri e nemmeno dai parenti di Calonego. Nel piccolo borgo di Peron, dove vive, le due sorelle, il cognato Remo De Min, le figlie Pamela, Simona e Wisal e l’anziana madre Gilda Balzan, 96 anni, non sanno nulla. Dall’alba di quel 20 settembre, quando Calonego e i due ingegneri vennero rapiti sulla strada che porta all’aeroporto di Ghat, nella provincia di Fezzan controllat­a dal governo d’Accordo nazionale riconosciu­to dall’Onu, la famiglia vive nell’angoscia. Le sono arrivate solo le poche notizie diffuse dalle autorità locali, ovvero che i due italiani e il canadese stavano attraversa­ndo una zona montagnosa alle spalle di Ghat, a bordo di un fuoristrad­a guidato da un autista, quando un commando armato li ha fermati e sequestrat­i.

Da allora nessuna richiesta di riscatto, fino a ieri sera, quando dai Servizi segreti algerini è trapelato che gli ostaggi sarebbero nelle mani di un gruppo guidato da Abdellah Belakahal. E’ uno jihadista algerino che ha già collaborat­o con i qaedisti e con il feroce leader Mokhtar Belmokhtar ad assalti a impianti petrolifer­i e di gas nel deserto locale. Il gruppo si muove fra Libia e Algeria, Paese quest’ultimo in cui potrebbe aver portato Calonego e Cacace. Stando a «Middleaste­ye», Abdellah Belakahal avrebbe rapporti con un leader maliano dell’Aqmi, Mohamed el-Tergui: i jihadisti sfruttano la conoscenza del territorio di Belkahal e potrebbero voler prendere gli ostaggi, come lascerebbe intendere la minaccia di consegnarl­i «ad Al-Qaeda o all’Isis». Belakahal avrebbe anche chiesto la liberazion­e di due uomini del gruppo, compreso suo fratello, in carcere in Algeria per traffico d’armi.

Una fonte «credibile» di Ghat assicura che i negoziati sono condotti dal clan Tuareg e dalla tribù Tobou della Libia, che agiscono come intermedia­ri con i rapitori. «Gli ostaggi stanno bene e dovrebbero essere rilasciati presto», aggiunge la stessa fonte, interna alle forze di sicurezza algerine.

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Rapito Danilo Calonego, meccanico 68enne di Sedico, è stato rapito in Libia lo scorso 20 settembre con due colleghi

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