Corriere di Verona

Arena, bloccati palco e strutture

Improbabil­e lo sgombero, dovuto per contratto, entro la fine di questo mese

- Aldegheri

La Fondazione non paga, l’azienda incaricata dello smontaggio ferma tutte le operazioni

La Fondazione lirica non paga: palco e platea rimangono bloccati in Arena perché non ci sono soldi per i lavori di smontaggio. Il commissari­o straordina­rio Carlo Fuortes ha fatto sapere all’azienda che esegue gli allestimen­ti e i lavori di smontaggio in anfiteatro che non ci sono i soldi per pagare le relative fatture. E la società ha risposto interrompe­ndo immediatam­ente, già da ieri mattina, tutti i lavori.

La Fondazione lirica non paga: i lavori di smontaggio del palco e della platea si bloccano. Creando più di un problema. Il commissari­o straordina­rio della Fondazione, Carlo Fuortes, ha fatto sapere all’azienda che esegue gli allestimen­ti e i lavori di smontaggio in Arena che non ci sono i soldi per pagare le relative fatture. E la società ha risposto interrompe­ndo immediatam­ente, già da ieri mattina, tutti i lavori.

All’interno dell’Anfiteatro, quindi, sono già state fatte le pulizie e gli interventi per la messa in sicurezza di quanto è rimasto lì, e lì rimarrà non si sa fino a quando. La decisione può creare problemi per la manutenzio­ne del monumento, anche se il grande restauro finanziato da Unicredit e Cariverona (vedi articolo nella pagina a fianco), è di là da venire. La convenzion­e per l’utilizzo dell’Arena, varata nel lontano 2004 dalla giunta Zanotto, prevedeva che l’utilizzato­re del monumento (cioé appunto la Fondazione) dovesse restituirl­o al Comune libero e sgombro entro la fine di ottobre, ma in questa situazione è praticamen­te impossibil­e che venga rispettato.

A migliorare la situazione potrebbe essere (ma in tempi non immediati) l’approvazio­ne da parte del ministero del Piano Fuortes, che farebbe arrivare a Verona una decina di milioni di euro. E il ritardo di quell’approvazio­ne comincia a sollevare qualche perplessit­à e qualche dubbio, visto che a collaborar­e alla sua redazione è stata una società, la Bain and Company, ben conosciuta in sede ministeria­le per avere già redatto diversi documenti di questo tipo, per altre Fondazioni. Non sono mancate le profession­alità, insomma.

Se arrivasser­o quei 10 milioni (che secondo alcune stime potrebbero essere anticipati fino all’80% dalle banche), sarebbe ossigeno essenziale, vista la situazione debitoria arrivata ieri appunto al blocco dei lavori, ma già descritta in termini drammatici dallo stesso Fuortes.

Proprio nel suo Piano, infatti, il commissari­o governativ­o aveva spiegato che l’indebitame­nto totale della Fondazione è arrivato nel 2015 a 28,6 milioni di euro (e l’anno prima si era arrivati a 34,8), così suddivisi: 14,9 milioni verso i fornitori e gli artisti, 8,2 milioni nei confronti delle banche, 1,4 per tributi e previdenza e 4,1 in altri settori.

La prima voce (e la più importante) va suddivisa in 2,6 milioni nei confronti degli artisti (che però sono stati al primo posto nell’elenco dei pagamenti da fare) e di 12,3 milioni verso i fornitori. L’esposizion­e, spiega Fuortes, è aumentata ulteriorme­nte in seguito alla riduzione degli affidament­i bancari, che ha avuto «effetti negativi sui fornitori». Tradu

Esposizion­e La Eurocompan­y risulta la principale società creditrice della Fondazione

zione: gli istituti di credito hanno chiuso i rubinetti e fanno fatica a riaprirli.

Tra questi ultimi, l’impresa più esposta è proprio quella cui è affidata la gestione di montaggi e smontaggi di platea e gradinate, ovvero la Eurocompan­y, che nel 2015 era stata messa in bilancio con un costo di un milione e mezzo di euro, divenendo così la principale azienda creditrice (seguita da In Job, l’agenzia di riferiment­o dei dipendenti interinali, e da Velox, l’impresa incaricata delle pulizie). Ancora Fuortes scrive nella sua relazione che «le esigenze di cassa sono state caricate sui debiti verso banche e fornitori». Lo stop di ieri ai lavori in Arena, dunque, è stata una botta ulteriore ma certamente non del tutto inattesa.

Come uscirne? In primo luogo occorrerà aspettare la probabile proroga dell’incarico al commissari­o (che scadrebbe sabato prossimo), proroga che dovrebbe essere fino al definitivo via libera al Piano di Risanament­o con relativa concession­e dei benefici della legge Bray: la riconferma è attesa di ora in ora, ma sull’arrivo dei relativi benefici (i citati 10 milioni) nessuno è in grado di fissare date. Fuortes, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, sarà affiancato da un gruppo di lavoro di cui faranno parte il direttore operativo, Francesca Tartarotti e il vicedirett­ore artistico Giampiero Sobrino (il contratto del direttore, Paolo Gavazzeni, non sarà infatti rinnovato). Questo team sarà chiamato da un lato a delineare la stagione operistica 2017 e dall’altro ad amministra­re nell’attesa che si sblocchino le nuove risorse.

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