Arte e dolore, in città irrompe il ciclone Nitsch
Ovunque è andato ha provocato proteste e petizioni: l’artista viennese, ossessionato dal tema della crocefissione e del sangue, espone all’Amo e sabato dedicherà alla città «Sinfonia per Verona». La rivelazione: «In realtà sono un pacifista»
Ovunque è andato ha provocato reazioni di rifiuto. L’anno scorso, quando si stava per aprire una sua mostra a Palermo, in pochi giorni furono raccolte 50mila firme perché l’evento fosse cancellato, e qualcosa di simile accadde in Messico. Eppure lui, Hermann Nitsch, artista viennese classe 1938, si dichiara pacifista e amante degli animali.
E allora perché le sue opere, o per meglio dire le sue «azioni», dagli anni ‘60 in poi mettono in scena la violenza, con il tema quasi ossessivo della crocefissione e del sangue, quello di animali («già morti per servire come cibo - spiega Nitsch - non certo uccisi da me che vivo attorniato da animali»), che scorre a fiumi? Chi segue e ama la sua arte, e sono tanti, spiega che Nitsch non fa nient’altro che raccontare la realtà, con la sua inscindibile porzione di dolore. Una risposta per chi vuole capire, senza fermarsi alle apparenze, la darà la mostra, a cura di Hubert Klocker, che si inaugura sabato alle 19 al Museo Amo di Palazzo Forti (fino all’8 gennaio) come evento collaterale ad ArtVerona che si apre in fiera domani mattina (padiglioni 11 e 12, fino a lunedì). Una mostra proveniente dal Theater Museum di Vienna e da Villa Stuck a Monaco che «ci accompagna – spiega il curatore – dall’opera d’arte visiva alla concezione sinestetica, cioè di incontro di tutti i sensi nell’arte, delle sue azioni drammatiche».
L’insieme delle quali, sorta di rituale religioso, non necessariamente cattolico, costituisce quel Teatro delle Orge e dei Misteri al quale Nitsch si è dedicato per tutta la vita. Un raro documentario, esposto qui per la prima volta, racconta l’azione messa in scena a Bologna nel 1976 in una chiesa. Una
mostra che rappresenta una vera e propria sfida, perché già altre volte la presenza di Nitsch a Verona è stata contestata, come accadde con gli animalisti alla galleria Box Art cui spetta il progetto del secondo evento a cui la mostra è associata: sempre sabato, alle 20,30 in Gran Guardia, Nitsch dedicherà alla città la «Sinfonie für Verona», composta da lui, eseguita dall’Orchestra Filarmonica di Verona, con la partecipazione di alcuni studenti del Conservatorio, e diretta dal maestro Andrea Cusumano, assessore alla Cultura di Palermo.
«Un atto d’amore verso una città dove ho tanti amici» spiega Nitsch. E tra questi ricorda Francesco Conz. «Fu il mio primo collezionista, fin da quando ero giovanissimo – racconta – e aveva molte belle opere. Che la sua collezione, unica, dopo la sua morte sia andata venduta e dispersa, è
un’occasione davvero mancata». Per capire la musica di Nitsch, bisogna partire dalla mostra dove la musica accompagna la visione di opere, risultato di azioni, installazioni, documenti, video e costumi di scena: «Cerco di continuare l’idea di Wagner di opera d’arte totale. La musica ha una parte fondamentale nelle mie azioni, ma ha anche un valore assoluto per se stessa. Una musica che nasce dall’urlo, della gioia come del dolore».
Ma infine qual è il messaggio del suo Teatro delle Orge e dei Misteri? «Una vera opera
d’arte non deve avere un messaggio.
I giovani che hanno partecipato alle mie azioni hanno vissuto un’esperienza catartica, e si sono sentiti più liberi. La mia arte è un “sì” alla vita, che non è un messaggio,
ma nient’altro che la realtà».