Atti negati ai grillini, il pm «assolve» Tosi e altri sei
Chiesta l’archiviazione anche per Toffali, Zanotto, Girondini. Ma Benciolini si oppone: parola al gip
Aveva denunciato il mancato accesso agli atti della Fondazione Arena. Secondo il capogruppo in consiglio comunale dei grillini Gianni Benciolini, sussisterebbero gli estremi del reato di omissione in atti d’ufficio a carico del sindaco Flavio Tosi, del presidente del consiglio comunale Luca Zanotto, della segretaria generale del Comune Cristina Pratizzoli, del dirigente della segreteria del consiglio comunale Giuseppe Baratta, dell’assessore al personale Enrico Toffali, della funzionaria comunale Chiara Bortolomasi, dell’allora sovrintendente dell’Arena Francesco Girondini.
Tutti e 7, amministratori e dipendenti di Palazzo Barbieri, sulla base dell’esposto dal M5S cittadino si erano dunque ritrovati sotto inchiesta per omissione in atti d’ufficio. Al termine delle indagini preliminari, dal pm Valeria Ardito è scattata una richiesta d’archiviazione generale in quanto «non si ravvisano - ha motivato nero su bianco la procura gli estremi del reato ipotizzato perché non sussiste una omissione alla richiesta avanzata dal consigliere comunale dato che alla sua istanza è stato risposto con un diniego motivato, né rileva in questa sede esaminare se la motivazione sia o meno legittima, potendo essere oggetto di impugnativa».
Una richiesta di archiviazione, quella giunta dal pm a beneficio di tutti gli indagati, a cui si era però opposto lo stesso Benciolini: e ieri mattina, davanti al giudice Luciano Gorra, gli avvocati dell’uno (Guido Beghini per il consigliere) e dell’altro fronte (Claudio Avesani, Stefano Gomiero, Giovanni Maccagnani)si sono dati battaglia in udienza per perorare le rispettive posizioni. Alla fine, il gip si è riservato la decisione: bisognerà quindi attendere, per sapere se il caso finirà in un cassetto o si tradurrà in nuove indagini. Già il Tar, lo scorso aprile, aveva risposto «picche» alla richiesta di accesso ai documenti della Fondazione avanzata a settembre 2015 dal capogruppo pentastellato: «L’enorme mole di documentazione richiesta dal ricorrente, esorbita dal normale esercizio del diritto di accesso agli atti, apparendo invero finalizzata ad esercitare un controllo generalizzato sull’attività dell’ente in questione. Controllo unanimemente negato dalla giurisprudenza, in ragione della legittima pretesa dell’amministrazione a non subire intralci alla propria attività istituzionale», sancirono i magistrati amministrativi lagunari. E la parola, adesso, spetta in sede penale al gip.
In aula Ieri in udienza battaglia tra le parti Il giudice si riserva