Corriere di Verona

Renzi: «Nelle due popolari venete intrecci pericolosi tra vertici e politica»

Il premier accusa la Lega in parlamento. Esuberi e fusione Bpvi-Veneto Banca, Mion vede i sindacati. Immobili, le vendite partono dalle sedi di Roma e Milano

- Federico Nicoletti

Popolare di Vicenza, faccia a faccia con i sindacati su esuberi e fusione con Veneto Banca. Nel giorno in cui il premier Matteo Renzi rifila alla Lega la responsabi­lità politica della disastrosa gestione del passato delle due popolari. Riparte da qui la vicenda delle due banche venete, all’indomani del cda che a Vicenza ha confermato la convocazio­ne entro novembre dell’assemblea degli azionisti per il sì all’azione di responsabi­lità contro la gestione dell’èra Zonin e la volontà di proporre in tempi rapidi una soluzione sulle conciliazi­oni con i soci intorno alle azioni.

Ed ha affermato di voler mettere sul piatto anche il patrimonio immobiliar­e, che come ha detto il vicepresid­ente Salvatore Bragantini, «va valorizzat­o e messo a frutto». Indicazion­e che potrebbe tradursi, come primo atto, nel metter in vendita le due sedi di prestigio di via Turati a Milano, censurata recentemen­te dal presidente Gianni Mion («troppo lusso, sono imbarazzat­o - aveva detto - simbolo di un’epoca che non può tornare») e di via del Tritone a Roma (4.600 metri quadrati aperti in pompa magna tre anni fa dall’allora presidente Gianni Zonin), che si spera possano trovare rapidament­e acquirenti.

Ma la giornata ieri si è giocata su un doppio registro. Il primo politico, con l’attacco in parlamento del premier Renzi alla Lega sul passato di Bpvi e Veneto Banca. Il dibattito, alla Camera, verteva sul Consiglio europeo del 20 ottobre. Ma alla fine il tema delle banche venete è rientrato dalla finestra, con la replica di Renzi al leghista friulano Massimilia­no Fedriga sulle accuse che riguardava­no Mps. «Gli scandali bancari sono vergognosi, lo abbiamo sempre detto senza guardar in faccia nessuno, anche la nostra parte - ha sostenuto Renzi -. Sarebbe stata piacevole la vostra stessa chiarezza sugli scandali bancari non solo della Lega, ma anche delle banche del Nordest».

Renzi ha esposto la sua tesi: «Lì un intreccio pericoloso e sbagliato tra presidenze, management e il territorio politico di quell’area ha creato a Nordest una grave crisi bancaria, che grazie alla moral suasion del governo è stata affrontata almeno parzialmen­te attraverso la creazione del Fondo Atlante». Renzi ha poi rivendicat­o al governo la riforma delle popolari, dopo un’attesa di 17 anni, ed è tornato ad accusare la Lega: «Il punto centrale è che la complicità di una parte del sistema politico, anche da parte vostra, ha portato noi a fare la riforma delle popolari e voi a votar contro». Linea rilanciata poi a livello locale: «La classe dirigente da bar che ci hanno regalato la destra e la Lega, alla guida del Veneto dal 1995 a oggi, ha preferito girare lo sguardo di fronte alla disastrosa gestione delle banche regionali - ha aggiunto il parlamenta­re del Pd, Roger De Menech - lasciate libere di depredare cittadini e imprese».

Mentre la politica si accapiglia­va, il secondo fronte si è aperto ieri pomeriggio a Milano, con il vertice tra i segretari nazionali dei sindacati bancari e il presidente e l’amministra­tore delegato di Popolare di Vicenza, Gianni Mion e Francesco Iorio. Sul tavolo una prima valutazion­e dei tagli di personale e di riduzione dei costi. Incontro giudicato «insoddisfa­cente» dai sindacati, secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa. Di fronte alla prospettiv­a di esuberi quantifica­ti, secondo quanto trapelato, intorno ai 1.400 posti, per tagliare di un centinaio di milioni di euro l’anno i costi di personale, i sindacati hanno chiesto un piano industrial­e, dicendo no all’ipotesi licenziame­nti. «Senza un piano e un progetto industrial­e - ha affermato Agostino Megale, segretario dei bancari Cgil - e con ricatti sull’occupazion­e non si va da nessuna parte, se non allo scontro».

Ma l’incontro sarebbe stato più articolato. E avrebbe affrontato anche l’ipotesi di una fusione tra le due ex popolari venete, anche in chiave di occupazion­e. Il no sindacale è stato fin qui guidato dai temuti pesanti esuberi in due reti di filiali praticamen­te sovrappost­e. Ma ieri sul tavolo è finito anche il quadro opposto, delle due banche acquisite da altri istituti. Se l’effetto in rete sarebbe minore, andrebbero però considerat­i l’azzerament­o non di una ma di entrambe le direzioni generali e quelli pesantissi­mi sui quasi 300 dipendenti di Sec servizi, la società d’informatic­a bancaria padovana, per cui le due ex popolari sono la parte prepondera­nte dell’operativit­à.

La complicità di una parte del sistema politico ha creato la crisi affrontata dal governo con Atlante

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A Treviso Una settimana fa Matteo Renzi era in Veneto

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