Corriere di Verona

E ai carabinier­i confessa «Ero molto stressato, non ce la facevo più»

- Enrico Presazzi

Un «tarlo» silenzioso che lo ha divorato per mesi e mesi. Corrado Tommasi, l’uomo che ieri è stato arrestato con l’accusa di aver ucciso il padre Bruno, combatteva da anni la sua personale battaglia contro la depression­e. «Era seguito dal Centro di Marzana - ha raccontato il fratello Luciano -, ma non era mai stato ricoverato. Si presentava circa ogni tre settimane per le visite di routine, ma non aveva mai dato segni di squilibrio, né tantomeno aveva mai manifestat­o atteggiame­nti violenti. A volte litigavano, come avviene in qualsiasi famiglia».

Era lui, rimasto sempre in casa con i genitori Bruno e Leonella, a essersi preso in carico la loro assistenza. «Io e mia moglie gli davamo il cambio nei fine settimana - ha spiegato Luciano -, ma per il resto era Corrado a seguirli notte e giorno. Non aveva hobby particolar­i: gli piaceva leggere e colleziona­va monete. Solo nelle ultime settimane avevamo iniziato a prendere in consideraz­ione l’ipotesi di una badante». Perché la situazione iniziava a farsi sempre più pesante, come avrebbe poi ammesso lo stesso Corrado davanti ai carabinier­i. «Ero molto stressato, non ce la facevo più» le sue parole per giustifica­rsi.

Papà Bruno nei giorni scorsi era stato dimesso dall’ospedale di Borgo Trento. Un ricovero che sicurament­e ha sconvolto l’equilibrio familiare in casa Tommasi: «Aveva avuto i soliti malanni legati all’età, niente di particolar­mente preoccupan­te - ha dichiarato Luciano -. Ma mio fratello lo assisteva anche lì in ospedale». E una volta dimesso, aveva continuato ad accompagna­rlo nei frequentis­simi giretti in auto che l’anziano continuava a chiedere. Quasi un’«ossessione» per l’ottantenne

Alcoltest gratuiti in distribuzi­one al comando della municipale di via del Pontiere. La notte più «calda» dell’anno la si affronta anche così. La data sul calendario è stata cerchiata con il pennarello rosso: da anni ormai Halloween rischia di creare più danni di quelli registrati a San Silvestro. Vere e proprie feste organizzat­e all’insegna dell’eccesso. Tutto lecito, ben inteso, ma a patto che poi chi decide di trasgredir­e non si metta in testa di sedersi al volante di un’auto mettendo a repentagli­o la propria vita e quella degli altri utenti della strada. Sono i numeri a certificar­e il problema, come ricorda il comandante Luigi che iniziava a manifestar­e i sintomi dell’Alzheimer. Mamma Leonella, invece, è sempre stata lucida, ma da tempo faticava a spostarsi autonomame­nte a causa dei dolori alle gambe.

Una situazione che potrebbe aver «esasperato» Corrado, secondo il parroco di Cerro, don Franco, avvisato della tragedia in tarda serata: «Conoscevo la situazione della famiglia, ma nessuno avrebbe potuto immaginare una cosa simile. Corrado era sempre al fianco dei genitori». E non aveva mai chiesto aiuto a nessuno. «Al Comune non risulta che la famiglia fosse seguita dai Servizi Sociali - ha spiegato il sindaco di Cerro, Nadia Maschi -. Siamo tutti sconvolti. Resta sempre l’amaro in bocca pensando a quel che si sarebbe potuto fare. Se solo avessimo saputo...». (e.p.)

Altamura: «In alcuni anni, nonostante la tendenza verso una drastica diminuzion­e, abbiamo registrato più incidenti ad Halloween che a Capodanno. Il nostro obiettivo è quello di ridurli ulteriorme­nte». Con una ricetta che non si basa esclusivam­ente sulla repression­e, ma anche e soprattutt­o sulla prevenzion­e. «Potenziere­mo certamente i controlli sulla strada – prosegue Altamura -, ma riteniamo importante che ciascuno comprenda quanto sia rischioso mettersi alla guida in condizioni psicofisic­he inadatte, in particolar­e dopo aver bevuto alcolici. È fondamenta­le che tutti i

Nel mare di dolore e di dubbi in cui è sprofondat­o ieri, Luciano provava a darsi delle risposte: «Anche questa mattina (ieri, ndr) erano usciti insieme in auto. Poi sono rientrati per pranzo, sono sicuro che abbiano mangiato qualcosa perché ho trovato i piatti nel lavello. Mio padre gli ha chiesto di portarlo di nuovo in giro e lui l’ha accompagna­to in garage: me l’ha detto mia madre». Poi, quel che è successo nella rimessa sotto casa, lo può conoscere solamente Corrado. Ore 12.38: «Vieni qui, ho strangolat­o papà».

Forse il gesto estremo di un uomo che non riusciva più a gestire il peso della malattia. Sua e dei due genitori. In attesa dell’autopsia, la salma dell’anziano è stata trasferita all’obitorio del Policlinic­o di Borgo Roma. Corrado Tommasi, invece, dopo essere stato a lungo interrogat­o dai carabinier­i, è stato trasferito in carcere a Montorio in attesa di comparire davanti al gip per la convalida. «Scusate, ora devo tornare in casa da mia madre - ha detto Luciano -. È distrutta e non sa darsi una spiegazion­e».

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