Stranieri in calo, nel 2015 quasi tremila in meno
Il dato emerge dall’annuale rapporto Cestim. Rispetto al 2014 ci sono 2.719 immigrati in meno. Aumentano le cittadinanze. Crollano i cinesi
calo degli arrivi, partenze per l’estero più frequenti e aumento del riconoscimento della cittadinanza italiana per chi rimane. Sono i fattori che hanno portato a Verona un calo degli immigrati residenti: 719 in meno. È quanto emerge dal rapporto del Cestim.
Era qualcosa che gli esperti si aspettavano da un paio d’anni almeno. Molti gli indizi che lo facevano presupporre: il calo costante degli arrivi, le partenze per l’estero sempre più frequenti, la tendenza a regolarizzarsi, e quindi ad ottenere, seppur con fatica, la cittadinanza, per quanti hanno deciso di rimanere. Adesso si può dire: a Verona ci sono meno immigrati dell’anno precedente. Meno 2.719, per la precisione, con calo più accentuato tra gli extra comunitari. È quanto emerge dal rapporto del Cestim, presentato ieri a livello nazionale e adattata localmente dai ricercatori veronesi Gloria Albertini e Matteo Danese.
La provincia scaligera, che vede un calo più accentuato rispetto al resto d’Italia, resta comunque la prima, in Veneto, per presenza di stranieri: sono 107.049, l’11,6% della popolazione. La seconda, Padova, ne ha oltre diecimila in meno. Sono più donne che uomini (51,8%) e una grossa fetta, ben 37.488 (il 35%) sono comunitari. Ciò è dovuto alla sempre più importante presenza della comunità romena. Da sola rappresenta quasi un terzo degli stranieri in provincia, con 30.806 persone, ed è l’unica a vedere un aumento rispetto all’anno scorso (265 persone residenti in più), dovuto anche alla diversa legislazione, meno problematica, soprattutto per chi non può contare su un lavoro che l’aspetta all’arrivo.
Il resto è un crollo omogeneo, soprattutto per i marocchini, calati del 10% in dieci anni. Abbandonano la provincia anche brasiliani (-34% rispetto al 2005) e ghanesi (-22%). In calo anche una nazionalità molto rappresentata a Verona, quella srilankese, e persino i cinesi che pure nell’ultimo decennio erano aumentati del 10%. Il confronto con dieci anni fa è eloquente: nel 2015 si sono iscritti all’anagrafe 3.876 stranieri, nel 2005 quasi il doppio, 7.353. Nel 2015 se ne sono cancellati 1.102, mentre nel 2005 solo 428.La ragione di una simile flessione? Per il Cestim è principalmente economica. Il Veneto è meno attrattivo di un tempo per gli immigrati. «Quasi nessuno tra gli arrivi dell’ultimo anno - sentenzia Albertini - è arrivato per motivi strettamente lavorativi». C’è da dire che la crisi, però, tocca di meno Verona, con le imprese aperte da cittadini stranieri che aumentano ancora, 3,5% (calano invece dello 0,7% quelle «italiane») e soprattutto, rimesse - ovvero i soldi inviati all’estero - ancora in aumento, in controtendenza con il trend veneto. Crollano verticalmente, e inspiegabilmente, quelle dei cittadini cinesi, che passano dai 52 milioni (dato regionale) del 2014 ai 23 milioni del 2016.C’è anche un altro motivo, però, se gli stranieri calano: sono le acquisizioni di cittadinanza. Il 2015 è stato l’anno del record assoluto con 4.683 domande accolte e un superlavoro per la prefettura. Del resto, ben il 28% dei matrimoni vede almeno uno dei due coniugi straniero, il 17,5% entrambi. Il 31,8% dei nuovi nati ha almeno un genitore straniero, il 23,3% sia mamma che papà.Bussolengo, che ha visto il 5,3% dei suoi cittadini stranieri diventare italiano è il comune dove ci si «integra di più», Nogarole Rocca, quello con la maggiore percentuale di non italiani, (23%), mentre San Bonifacio, con 4.083 persone segue il capoluogo (36.505, concentrate nel sud della città e a Veronetta) per numeri assoluti. Un’ultima curiosità: nonostante le domande degli stranieri per le case popolari si aggirino attorno al 40%, solo il 10% degli alloggi viene attribuito a loro, dato valido sia per Agec che per Ater. Di fatto, da questo punto di vista, vale già lo slogan «Prima gli italiani».