L’impressionismo a Treviso,otto pagine con il Corriere
Fino al 17 aprile a Santa Caterina i capolavori dell’800 (e oltre)
Da Tiziano a Rubens e Rembrandt, da Delacroix a Courbet, da Manet a Renoir, Monet e Degas, passando per Hiroshige e Hokusai, fino a Van Gogh, Gauguin e Cézanne, tuffandosi quindi nel Novecento italiano, da Guttuso a Vedova e Schifano o a Guccione. E’ una grande festa dell’arte quella che si apre oggi a Treviso e che segna il ritorno di Marco Goldin nella sua città, con una mostra-evento affiancata da altre quattro esposizioni, con capolavori provenienti da musei e collezioni di ogni parte del globo.
È un racconto corposo ed emozionante la mostra «Storie dell’impressionismo. I grandi protagonisti da Monet a Renoir da Van Gogh a Gauguin», allestita al Museo di Santa Caterina fino al 17 aprile 2017, promossa da Linea d’ombra e Comune di Treviso (main sponsor Segafredo Zanetti e Unicredit, special sponsor Generali). Un libro sulla pittura francese del XIX secolo appeso alle pareti, un’onda lunga 110 anni che cavalca una delle correnti artistiche più amate attraverso sei sezioni tematiche e 140 opere. Partendo dal prima, col neoclassico Ingres a fare da incipit a un excursus che scorre su un doppio binario: la convivenza della contemporanea algida arte accademica degli artisti dei Salon nel mentre del cambiamento epocale della rivoluzione impressionista verso l’istantaneità, con la luce che entra nel colore: «Una mattina - così Renoir racconta gli albori del movimento nato in Francia nella seconda metà dell’Ottocento - siccome uno di noi era senza nero, si servì del blu: era nato l’impressionismo». E poi dalla realtà allo spazio interiore fino al tempo infinito. Si entra prepotentemente nel Novecento, alle soglie del cubismo con Cézanne e dell’astrazione lirica con Monet, colui che aveva fondato la poetica impressionista e clamorosamente il primo a decretarne la fine.
Ideata e curata dallo storico dell’arte trevigiano in occasione dei vent’anni di Linea d’ombra società che ha fondato nel 1996 e che ha portato 10 milioni di visitatori nelle tante mostre organizzate, con i grandi successi a Treviso, Brescia, Genova, Bologna, Verona e Vicenza, l’ultima in ordine di tempo con l’esposizione sui «Notturni» – l’imponente rassegna porta nel capoluogo della Marca masterpieces assoluti grazie a prestiti eccezionali. In primis La casa dell’artista ad
Argenteuil (1873) di Monet, che rappresenta il dogma dell’impressionismo e Gli antenati di
Tehamana (1893) di Paul Gauguin, l’opera di maggior valore anche economico della mostra, assicurata per 100 milioni di euro (oltre 1,5 miliardi il valore assicurativo complessivo dei capolavori a Treviso). Entrambi giungono dall’Art Institute of Chicago (una delle tre maggiori collezioni di impressionisti del pianeta), che presta 11 opere, tutte per la prima volta in Italia. Troveranno posto nel Museo di Santa Caterina dopo i lavori di adeguamento funzionale degli impianti di climatizzazione e sicurezza, nonché il riallestimento della cosiddetta «manica lunga», interventi per 700mila euro interamente finanziati da Goldin e dagli Amici di Linea d’ombra, l’associazione che riunisce i suoi storici sponsor.
Sempre a Santa Caterina altre tre esposizioni. La prima è «Tiziano Rubens Rembrandt. L’immagine femminile tra Cinquecento e Seicento. Tre capolavori dalla Scottish National Gallery di Edimburgo», col museo scozzese che concede «Venere che sorge dal mare» di Tiziano, il «Banchetto di Erode» di Rubens, «Una donna nel letto» di Rembrandt, tre capolavori e tre maestri per comprendere i moti di anticipazione del ritratto femminile degli impressionisti, da Manet a Degas, da Renoir a Fantin-Latour.
«Da Guttuso a Vedova a Schifano. Il filo della pittura in Italia nel secondo Novecento» è invece dedicata alla pittura italiana con una cinquantina di autori, da Afro e Guttuso a Novelli e Schifano, Music e Tancredi, Vedova e Pizzinato, ognuno presente con un’opera simbolo per ogni anno dal 1946 al 2000.
Per il trentennale della morte dello scrittore Goffredo Parise, un affettuoso omaggio di alcuni pittori italiani che si alterneranno esponendo ciascuno tre opere ispirate dalla lettura di altrettanti racconti dei Sillabari. Si inizia col veneto Matteo Massagrande.
Riprendendo l’esperienza di Goldin a Palazzo Sarcinelli a Conegliano, la quarta mostra, in programma a Palazzo Giacomelli, indaga sulla quella «generazione di mezzo» di autori italiani nati tra la seconda metà degli anni Venti e la prima parte degli anni Trenta. I protagonisti di «De Pictura. Dodici pittori in Italia» sono Olivieri, Verna, Raciti, Lavagnino, Forgioli, Savinio, Sarnari, Guccione, Vignozzi, Ferroni, Ruggeri e Gianquinto. Apriamo le porte all’arte.
L’evento Dipinti e disegni dai maggiori musei del mondo
Maestri Monet, Van Gogh Renoir, Gauguin, Cézanne tra i nomi
Le altre Oltre all’impressionismo le mostre sul ‘900 italiano