Corriere di Verona

Mancini sale in cattedra «Nella vita si fanno errori, ma aiutano a crescere»

- M.S.

«Hellas e Chievo? Stanno andando benissimo». Polo Santa Marta di via Cantarane. Roberto Mancini ha appena finito di raccontare agli studenti dell’Università di Verona che l’Inghilterr­a è lontana. «Ci piace troppo la polemica, a noi italiani, e non credo riusciremo mai a diventare come gli inglesi. Là, finita la partita, parli cinque minuti in tivù e altrettant­i in sala stampa, fatto quello tutti pensano al match successivo». E così Mancini dribbla, alla fine: la partenza sprint dell’Hellas tra i cadetti, quella altrettant­o veloce del Chievo nel suo 15esimo torneo in A. L’uomo di Jesi, 52 anni il prossimo 27 novembre, due scudetti da giocatore (Sampdoria ‘91, Lazio 2000), tre da allenatore (Inter, 2006, 2007, 2008) e una Premier nel 2012 (Manchester City) infila l’uscita. Ospite, Mancini, di «Univerò», tre giorni d’incontri e ieri l’ultima tranche. Parla a 360 gradi, l’ex tecnico dell’Inter, quello cui De Boer è subentrato ad agosto. I suoi inizi. «Via di casa a 13 anni e mezzo, per il Bologna. Faticoso. Ogni giovane, per migliorare, deve trovare persone perbene che gl’indichino la strada, e io ho avuto la fortuna di trovarle». I punti di riferiment­o. «In primis mamma e papà, per educazione, rispetto degli altri e delle regole. E poi gli errori: bisogna farli per crescere, io ne ho fatti tanti ma almeno sono sempre stato padrone del mio destino, decidendo per me secondo quella che ritenevo la scelta giusta». I grandi personaggi. «Mantovani, presidente della mia Samp. Sono rimasto lì 15 anni, mi piacevano l’ambiente, le persone, rifiutai anche alcune offerte da grandi squadre. Per un calciatore, l’ambiente fa tantissimo». Quindi l’Inter. «Non bisognereb­be mai tornare dove si è fatto così bene, ma con l’Inter c’era stato qualcosa di grande e il cuore, nel 2014, m’aveva spinto al ritorno». La richiesta di allenatori italiani all’estero. «È un fatto che da Coverciano escano i più preparati al mondo». E l’idea Cina. «Al momento no. Sono giovane, voglio crescere ancora e fare altre esperienze su panchine europee».

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Vincente Roberto Mancini, 52 anni (archivio)

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