Banche, 1.400 esuberi nel Veneto che ha già visto i licenziamenti
I conti tra ex popolari, Bcc e Hypo. Penati ieri sera a Vicenza. Fusione, oggi il vertice Mion-Anselmi. E gli artigiani strigliano i due istituti
Banche, 1.400 esuberi in arrivo nel Veneto che ha già conosciuto i primi licenziamenti. Il fronte si sta facendo rovente, nei giorni dell’affondo sugli esuberi, lanciato l’altro ieri dal presidente di Popolare di Vicenza, Gianni Mion, che ha confermato i 1.300-1.500 attesi, aggiungendo che il fondo dei bancari, con i prepensionamenti, non è risolutivo, visto che potrà risolverne circa la metà. Dichiarazione a cui i sindacati nazionali di categoria hanno replicato che sarà guerra totale, se si arriverà ai licenziamenti.
La questione si appresta ad un’escalation, dopo che la stagione dei ridimensionamenti di personale e filiali è comunque già iniziata. Secondo i dati del sindacato autonomo Fabi, in Veneto i 3.607 sportelli di fine 2011 sono scesi a 3.114 a fine marzo, quasi cinquecento in meno, e i dipendenti si sono ridotti di 1.783, scendendo da 32.111 a 30.328. Anche su questo fronte si parte dalle due ex popolari salvate dal fondo Atlante, che dovranno varare piani industriali con tagli pesanti sui costi, dopo che la perdita di attività negli ultimi due anni di crisi ha fatto balzare i costi a oltre il 90% dei ricavi.
Le soluzioni all’orizzonte sono opposte, tra Vicenza e Veneto Banca. La prima prepara un piano lacrime e sangue, che i sindacati cercheranno di contenere, con 1.300 esuberi, almeno 800 dei quali, secondo valutazioni sindacali, potrebbero ricadere in Veneto. Dove si concentrano le filiali più consolidate rispetto a quelle delle espansioni più recenti in Toscana e in Sicilia, con personale in proporzione più anziano. E poi si dovrà vedere se nel piano entrerà la più volta annunciata esternalizzazione della controllata Servizi bancari, 280 dipendenti tutti a Vicenza.
In Veneto Banca gli esuberi che si profilano potrebbero arrivare a mille, metà dei quali, secondo prime valutazioni a spanne, in Veneto. Esuberi teorici, stando alla linea annunciata dal presidente Beniamino Anselmi, di voler affrontare il taglio del costo del lavoro raggiungendo i risparmi con un contratto di solidarietà. Anselmi lo ha spiegato l’altro ieri a Milano nella riunione con i leader nazionali dei sindacati di categoria. All’ingrosso lo schema proposto potrebbe ruotare intorno a una ventina di giornate di solidarietà l’anno per dipendente. Niente dichiarazioni dopo l’incontro; ma fonti parlano «di clima positivo», di «base di partenza intorno a cui si può lavorare». L’opposto di Vicenza.
Fin qui le ex popolari. Ma sul conto esuberi in arrivo vanno aggiunti i 150 che deriverebbero in tre anni a Nordest, nell’area ex Antonveneta, dalle prime stime sui tagli previsti dal piano industriale di Mps. E poi si tratterà di quantificare quelli in Veneto dalla fusione Banco Bpm - situazione per altro senza problemi anche a riempire le liste di prepensionamenti volontari - rispetto ai 680 ulteriori che ricadranno sull’ex Banco.
Ben più delicata invece la situazione in altre realtà, dove anche in Veneto sono arrivati i primi licenziamenti. Come i 35 bancari finiti in mobilità anche per il crac della austriaca Hypo Alpe Adria e per cui il sindacato sta cercando di ottenere la concessione di due anni di indennità dal fondo di emergenza. Come i 29 licenziamenti su 68 esuberi risolti per il resto con prepensionamenti e ricollocamenti, sul fronte del credito cooperativo, dalla liquidazione del Crediveneto di Montagnana con il passaggio degli sportelli a Banca Sviluppo. Le conciliazioni dipendente per dipendente si chiuderanno entro novembre. E intanto, sempre sul fronte Bcc, la scorsa settimana i sindacati hanno ricevuto la comunicazione di 60 esuberi dalla fusione tra Piove di Sacco e Sant’Elena.
Oltre l’occupazione, il discorso torna fatalmente sulle due ex popolari e il loro rilancio. Ai presidenti di Bpvi e Veneto Banca, Gianni Mion e Beniamino Anselmi, si sono rivolti ieri con una lettera i presidenti di Confartigianato Vicenza e Treviso, Agostino Bonomo e Renzo Sartori, chiedendo un tavolo di confronto unico con le due banche sui temi del rapporto con le aziende artigiane, superando «il continuo stillicidio di annunci, talvolta contraddittori» e la mancanza di «visibilità sulle intenzioni degli istituti, di visione strategica».
Intanto oggi è la giornata dell’atteso incontro a Milano tra i vertici delle due banche. Quello che dovrebbe partire dalla verifica dei rispettivi piani per le conciliazioni con i soci sulle azioni, per confrontarsi poi sulle possibili azioni di sinergia sui costi e sui servizi in comune e da lì muovere i primi passi sulla fusione, magari con i tavoli che confrontino lo stato operativo ad esempio su voci come credito e informatica. Si vedrà se l’incontro manterrà le aspettative di una partenza col piede giusto.
Mancato a quanto pare nel prologo di ieri sera, a villa La Rotonda di Vicenza, nell’incontro a tre tra Anselmi, Mion e Alessandro Penati. Il dominus di Atlante era il relatore principale, con l’ex rettore di Ca’ Foscari Carlo Carraro e il guru del digitale Riccardo Donadon, del convegno «Fattore B: Bce, Brexit e banche», con 120 ospiti e rigidamente a porte chiuse, seguito poi da una cena, organizzato dallo studio di commercialisti Zulli Tabanelli. Nel suo intervento Penati ha evitato riferimenti diretti alla situazione delle due ex popolari di cui è socio preponderante, riferendo della sollecitazione di Bce a ripulire gli istituti dalle sofferenze e ad adottare modelli più efficienti e redditizi. E l’incrocio a tre con Mion e Anselmi non pare esser andato oltre i convenevoli di rito. Si vedrà se il primo round vero inizierà oggi.
1.500 Gli esuberi massimi attesi in Popolare di Vicenza secondo Mion 1.000 Gli esuberi attesi in Veneto Banca, da affrontare con la solidarietà