«La Cisl deve saper cogliere la metamorfosi del lavoro»
Da oggi si celebra a Bardolino il congresso della Cisl di Verona. Il segretario Massimo Castellani verso la riconferma. «Chiederò cambiamento».
L’economia
La crisi si è stabilizzata, non è passata. E l’industria si è ridotta Le povertà di oggi I cambiamenti lasciano indietro tante persone: dobbiamo occuparcene
Comincia oggi, a Bardolino, il 18° congresso della Cisl di Verona. Una due giorni che si concluderà domani con la conferma più che probabile di Massimo Castellani come segretario generale. Lui, per scaramanzia (e anche per rispetto delle forme) dribbla l’argomento, ma il fatto che non ci siano altri candidati alla segretaria dà l’idea che i delegati del primo sindacato veronese per numero di iscritti abbiano deciso di proseguire nel percorso tracciato dal segretario uscente in questi anni. Nel caso venisse rieletto, il segretario chiede ai propri dirigenti grande attenzione a valori, onestà, passione, e uno sguardo attento al futuro e ai cambiamenti della società.
Segretario, sull’invito al congresso ha scelto di mettere l’immagine di Don Chisciotte e Sancho Panza, perché?
«Perché quell’immagine è un po’ il simbolo della nostra azione sindacale. C’è Don Chisciotte, il cavaliere senza macchia e senza paura, sicuramente un idealista, visionario e sognatore. Dall’altra parte c’è Sancho Panza che condivide gli ideali del suo cavaliere, ma è concreto e con i piedi per terra. Io credo che noi dovremmo essere così: forti negli ideali, un po’ sognatori e spinti dal desiderio di giustizia, ma al tempo stesso concreti e calati nella realtà».
È l’unico candidato alla segreteria, come si aspetta questo congresso?
«Dovrebbe essere un congresso tranquillo da un certo punto di vista, ma al tempo stesso la mia intenzione è quello di farlo diventare un congresso programmatico, in cui prenda corpo il nuovo gruppo dirigente della Cisl di Verona degli anni futuri».
Sarebbe il suo terzo mandato: cosa è cambiato in questi anni?
«Quando sono arrivato era il 2009. Eravamo nel pieno della crisi finanziaria che si è trasformata, a breve, in una crisi produttiva e occupazionale. Abbiamo passato anni a lavorare per tutelare le persone e i posti di lavori, soprattutto, con accordi tutti giocati in difesa: c’erano le crisi aziendali, le chiusure, i ridimensionamenti e dovevamo cercare di proteggere i lavoratori. Adesso che la crisi si è stabilizzata, ma non è passata, ci troviamo di fronte ad una realtà economica molto diversa dalla precedente. Il manifatturiero è drasticamente diminuito, mentre sono cresciuti il terziario, il commercio e i servizi. Ed è cresciuto di pari passo anche il precariato».
Quindi, nuove sfide per sindacato?
«Sì perché ci sono aree in cui dobbiamo lavorare per essere più rappresentativi: tra i precari e tra i lavoratori delle cooperative non siamo così presenti. E poi c’è l’evoluzione dell’industria 4.0: quella è una grande sfida che chiede a noi più preparazione, più cultura, più formazione. Non è solo un cambiamento che introduce la digitalizzazione e cambia la produttività. È un cambiamento destinato a modificare anche noi: non possiamo più pensare di essere un sindacato organizzato come negli anni 70, ma dobbiamo decidere se vogliamo adattarci ai cambiamenti o cominciare a entrare dentro per gestirli. Se ci adattiamo, alla fine, siamo destinati a subirli e basta. Quindi, serve un nuovo approccio, serve più cultura. E poi c’è un altro tema».
Quale?
«Quello della povertà. Questa società che cambia così rapidamente lascia ai margini sempre più persone. Prima avevano un lavoro, poi l’hanno perso, oppure erano sposate e si sono separate. Basta poco, in una società come la nostra per trovarsi in gravi difficoltà e questo è un tema molto serio. Noi abbiamo dato vita ad una rete, assieme a varie realtà tra cui la Caritas, ma il dramma è reale e la sua dimensione molto grande».
Per chi non ha lavoro, anche uno saltuario poteva aiutare, ma sono stati cancellati i voucher. Cosa ne pensa?
«Credo che siamo di fronte a una decisione ideologica. Certo, era noto che nell’uso dei voucher ci sono stati degli abusi, ma la cosa corretta da fare era trovare uno strumento diverso, per regolamentare il lavoro saltuario, prima di cancellare i voucher. Invece, sono stati eliminati e adesso migliaia di imprese e lavoratori non sanno più come comportarsi».