Volpecina dà la carica «Forza Hellas, non mollare proprio ora»
Volpecina, doppio ex ed eroe gialloblù in coppa Uefa «Gli allenamenti in antistadio, che ricordi fantastici»
Sono passati 29 anni da quando un suo gol fece sognare all’Hellas, spinto da migliaia di tifosi presenti sugli spalti del Weserstadion di Brema, di ribaltare la sconfitta per 1-0 subita all’andata e accedere alle semifinali di Coppa Uefa. Era il 16 marzo 1988: «E chi se la scorda quella partita? Meritavamo di passare. Giocammo un secondo tempo meraviglioso, in mezzo al fango. A Verona avevamo perso in modo beffardo e all’intervallo eravamo sotto con identico punteggio. Segnai io, ma finì 1-1 e a noi restò la soddisfazione che lascia un’impresa sfiorata». Giuseppe Volpecina di quel Verona era il terzino sinistro. In gialloblù c’è rimasto per due stagioni, dal 1987 al 1989. Aveva appena vinto il campionato con il Napoli di Diego Armando Maradona, dopo essere stato per due tornei con il Pisa: «In nerazzurro siamo stati promossi in Serie A. Una cavalcata formidabile con Gigi Simoni in panchina e il grande Romeo Anconetani, il presidente, a comandare con il suo inconfondibile piglio».
Partiamo da qui, Volpecina: il Verona ci va, in A?
«Eh, bella domanda. Io ero convinto che non avrebbe avuto problemi, che fosse nettamente la formazione più forte in corsa. In effetti i primi mesi sono stati esaltanti. Grande gioco, tanti gol e una classifica che rifletteva le aspettative. Poi qualcosa ha smesso di funzionare e ora c’è da combattere».
A suo parere che cosa non è andato per il meglio?
«La B è un campionato che resta lunghissimo, estenuante. Lo era un tempo, lo è ancora. Può essere che qualche giocatore abbia avuto un calo di forma, che qualche altro non sia riuscito a rendere secondo le attese. Dei problemi ci sono stati, ma il Verona è lì, in piena lotta per il vertice, e non può arrendersi».
Domenica arriva il Pisa… «Che ha subito la mazzata della penalizzazione e che, però, è nato per stare in trincea. Di sicuro non farà la parte della comparsa al Bentegodi. Hanno una difesa che concede poco e il Verona, non dovesse recuperare Pazzini, dovrebbe buttare giù un muro. Dura da vincere, ma serve farlo».
Pecchia sfida Gattuso: come vede la partita degli allenatori?
«Sono giovani e di valore entrambi. Fanno giocare le proprie squadre in maniera diversa. Per un periodo il Verona è stato brillantissimo e il merito è di Pecchia, che adesso è criticato. Stia tranquillo, non si preoccupi: non devo essere io a rammentargli che sono sempre i risultati a determinare i giudizi. Quanto a Gattuso, è uno che non molla mai e a Pisa, tra le tante difficoltà che ci sono state e che rimangono, lo sta dimostrando».
Prima accennava ad Anconetani: che ricordo ha di lui?
«Un uomo tutto d’un pezzo, uno cui capitava di eccedere in certi comportamenti, ma i pregi superavano i difetti. Ed era un eccezionale conoscitore del mondo del calcio: non gli sfuggiva il nome neanche di un giocatore, dalla Serie A alla C2, e pure dei settori giovanili. Averne adesso, di presidenti come lui».
Il Verona di Volpecina, invece, com’era?
«Potevamo fare di più. Avessimo sconfitto il Werder sono convinto che saremmo andati in finale di Coppa Uefa e avremmo potuto vincere il trofeo. L’anno dopo ci furono dei cambiamenti. Arrivò Claudio Paul Caniggia, ma purtroppo si spezzò una gamba a metà campionato in una trasferta a Bologna e ci smarrimmo. Peccato, ma per Verona provo sempre tanto affetto. Credo che sia ricambiato dall’ambiente».
E la sua Verona in un’immagine?
«Gli allenamenti all’antistadio. Raggiungevo il campo con la 126 di mia moglie. Io avevo una Mercedes, ma era ingombrante da condurre nel traffico cittadino, preferivo una macchina piccola e agile. Abitavamo nel quartiere di Borgo Trento, in viale della Repubblica. Che tempi. Sapete cosa vi dico? Ci sentiamo per il trentennale del gol di Brema. E, intanto, speriamo che il Verona vada in A, com’è giusto che sia per una piazza come quella gialloblù».
Ero convinto che la squadra non avesse problemi in serie B
Pecchia stia tranquillo, lui è bravo ma si sa che i giudizi dipendono dai risultati