Corriere di Verona

Aied fuori dalla Consulta, è scontro tra associazio­ni

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(d.o.) Dopo lo scontro politico, in Comune e in Regione, in commission­e Pari Opportunit­à, adesso tocca alle associazio­ni. Sono in diverse a intervenir­e sul tema dell’esclusione di Aied, associazio­ne attiva in città da oltre quarant’anni e che gestisce un consultori­o privato, dalla Consulta della famiglia, arrivata a seguito del voto dei membri che ne fanno già parte.La presa di posizione più dura è quella di «Non una di meno», comitato che si è costituito di recente (lo stesso che ha organizzat­o lo sciopero «rosa» il giorno dell’8 marzo). «Un voto ideologico - lo definisce l’associazio­ne - marcatamen­te confession­ale, motivato da chi l’ha promosso a ragione del carattere laico del consultori­o in questione. D’altronde una buona parte delle associazio­ni e consultori facenti parte della consulta sono di carattere confession­ale e tale scelta appare come un tentativo di introdurre la tutela del figlio concepito a scapito del diritto alla salute delle donne, attaccando consultori laici e preferendo consultori confession­ali, i cosiddetti Centri di aiuto alla vita».«Non una di meno» non risparmia Alberto Zelger, considerat­o il «grande elettore» che ha convinto molti a votare contro l’ammissione. «Un noto cattolico integralis­ta così lo definisce l’associazio­ne - con posizioni omofobe». «C’è da chiedersi - concludono gli attivisti -come mai sia possibile che una Consulta pubblica non includa anche i consultori pubblici e possa permetters­i interventi ideologici di tal genere, lontano dalla laicità che dovrebbe contraddis­tinguerla». Ma c’è anche chi prende le difese di Alberto Zelger. Su tutti, il comitato «Difendiamo i nostri figli», tra gli organizzat­ori del Family Day. «Un’esclusione democratic­a - si legge in una nota - ed è incomprens­ibile si arrivi a minacciare la chiusura di un organo del Comune (come proposto dalla consiglier­a Antonia Pavesi, ndr) che, per quanto consultivo, ha la sua importanza». Solidariet­à a Zelger anche da parte del centro culturale l’Officina, con una lettera aperta firmata da Diego Marchiori. «Non volendo entrare in giudizi morali - si legge - ci preme sottolinea­re che la nostra Nazione, così come il Veneto e Verona, sta soffrendo un pesante inverno demografic­o che ogni anno fa sparire dalle culle oltre centomila italiani. Solo a Verona, nel 2015, abbiamo perso quasi mille nati. Siamo al fianco della famiglia e delle donne, anche quelle mai nate per colpa dell’aborto».

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