Tassa per la Pedemontana, via libera in commissione
In aula martedì. Ok alla modifica che limita il prelievo a un anno
Primo via libera, ieri in commissione Bilancio e in commissione Infrastrutture, alla manovra che introdurrà l’addizionale Irpef dal prossimo anno. La «tassa per la Pedemontana» approderà in aula martedì, al più tardi mercoledì. Approvato anche l’emendamento, presentato dalla Lega e dalla Lista Zaia, che limita ad un anno soltanto l’applicazione dell’addizionale, che nelle intenzioni del governatore Luca Zaia dovrebbe essere una tassa di scopo, one shot, da 220 milioni (cui se ne aggiungeranno 80 recuperati dalla Regione con mutui e prestiti obbligazionari, fino alla concorrenza dei 300 milioni che costituiscono il contributo extra promesso da Palazzo Balbi al Consorzio Sis).
«È un emendamento di grande rilevanza - commenta il presidente della commissione Bilancio Marino Finozzi - un passaggio necessario per garantire ai veneti che quanto chiediamo varrà per un’unica annualità e in modo specifico per questa operazione. I due provvedimenti proseguiranno ora il loro iter velocemente, in modo che già tra aprile e maggio possano ripartite i lavori nei cantieri». Soddisfatto anche il presidente della commissione Infrastrutture Francesco Calzavara, che sottolinea come la superstrada tra Montecchio e Spresiano«avrà una ricaduta positiva su tutto il territorio del Veneto e non soltanto lungo i 94 chilometri che la riguardano, influendo sulla sua capacità produttiva, e permetterà al Veneto di continuare ad essere leader dal punto di vista imprenditoriale».
Di tenore opposto, com’era prevedibile, le reazioni delle minoranze, che o hanno votato «no», come il Pd, o hanno abbandonato l’aula, come il Movimento Cinque Stelle. «Tante domande e nessuna risposta, a partire dai 300 milioni che la Regione verserà in un colpo solo nel 2018 - attaccano i dem -. Se le cose restano così, la nostra posizione sulla manovra per la Pedemontana non può che essere negativa». Il Pd ha suggerito in commissione alcuni scenari alternativi, tra cui la risoluzione del contratto con Sis e la riassegnazione dei lavori, «ma non sono neanche stati presi in considerazione. Manca inoltre chiarezza sulle risorse che saranno disponibili nel bilancio regionale, grazie all’applicazione dell’addizionale Irpef. Questa operazione sancisce il fallimento dei project financing alla veneta e dell’intera classe politica della maggioranza che ha gestito la partita della Pedemontana».
Cristina Guarda (Lista Moretti presidente) chiede sia data «priorità assoluta» agli indennizzi degli espropriati, il «tosiano» Andrea Bassi si dice preoccupato dal fatto che un nuovo contributo pubblico di simile portata possa alterare l’aggiudicazione originaria, «dando vita ad un contenzioso dall’esito imprevedibile» mentre il Movimento Cinque Stelle sentenzia: «Il privato prende tutto e ai veneti non resta che sborsare. Sis ha usato fino ad oggi solo soldi pubblici e dopo 6 anni siamo ancora al 20% dei lavori. E Zaia cosa fa? Pur di salvare il concessionario tradisce i veneti e mette le mani in tasca a tutti noi».
Furiosa la replica dell’assessore alle Infrastrutture Elisa De Berti: «I Cinque Stelle ci avevano chiesto le carte e gliele abbiamo date: potevano anche leggerle. Il concessionario ha speso sino a oggi tra i 150 e i 200 milioni e Zaia non vuole affatto salvare Sis ma l’opera. Stiamo facendo all’impresa un tale regalo che dovrà rinunciare a 6 miliardi rispetto al contratto del 2009. Quanto all’addizionale - conclude De Berti - non è una scelta dell’amministrazione ma la conseguenza di una legge odiosa, il Fiscal compact».