Corriere di Verona

Voucher, l’allarme di hotel e agricoltor­i: «Stagioni più corte»

- Mauro Zanutto

E’ un grido d’allarme quello che emerge dal mondo del turismo e dall’agricoltur­a, dove l’assenza dei voucher determiner­à la perdita di occasioni di lavoro, di reddito, sino ad arrivare al concreto pericolo di una riduzione della stagionali­tà.

«E’ una questione di flessibili­tà, di cui c’è molto bisogno per chi lavora d’estate — dichiara Alessandro Rizzante, dell’Associazio­ne albergator­i di Jesolo — l’utilizzo dei voucher è utile a inizio e fine stagione, momenti nei quali abbiamo bisogno di rinforzi per ridotti periodi di tempo. L’assunzione a chiamata? Il governo dovrebbe sapere che chi è in disoccupaz­ione non verrà mai nel mio albergo per 3 o 5 giorni perché la perderebbe, di conseguenz­a l’assenza dei voucher penalizzer­à le nostre attività a inizio e fine stagione, cancelland­o ogni tentativo di poter allungare la stagionali­tà».

La questione meteo nel mondo del turismo è il fattore che più determina il ricorso a questo tipo di lavoro flessibile. «Da marzo a maggio lavoriamo il fine settimana e solo se c’è il sole — argomenta Lorenzo Vallese di «Veneto Chioschi» —. Il giorno prima decidiamo se reclutare o meno personale basandoci sulle previsioni meteo e il voucher è la soluzione ideale. Dovendo ricorrere a contratti a chiamata con i costi collegati, la maggioranz­a delle nostre gestioni familiari cercherà di lavorare senza rinforzi sino alle assunzioni stagionali».

Più tranquilli gli albergator­i di Venezia, dove il vicedirett­ore dell’AVA, Lorenzo Minotto, pala di scarso ricorso ai voucher per l’assenza di stagionali­tà, ma punta il dito sugli hotel del Lido, dove la situazione è analoga a Jesolo. Confartigi­anato non ha dubbi, negli ultimi tre anni i voucher hanno portato a 150 stabilizza­zioni a Venezia perché hanno offerto la possibilit­à ai datori di lavoro di «conoscere» i propri collaborat­ori. «Penso alle aziende artigiane di trasporto, oppure alle aziende artigiane come gelaterie, panetterie, botteghe manifattur­iere — riflette Gianni De Checchi di Confartigi­anato Venezia — per necessità organizzat­ive si appoggiava­no alla versatilit­à di questo strumento, ma all’improvviso è stato cancellato. Servono subito strumenti alternativ­i e altrettant­o funzionali, se non vogliamo ancora una volta penalizzar­e l’economia». Confcommer­cio è sulla stessa lunghezza d’onda: «Se qualcuno ha fatto il furbo, utilizzand­o i voucher in modo improprio, è un problema del singolo non di tutti», rilancia il presidente regionale Massimo Zanon.

In agricoltur­a la questione è incandesce­nte: i voucher sono nati proprio per soddisfare le esigenze in questo contesto, ad esempio per il reclutamen­to di personale nei periodi di vendemmia. «Forse nel turismo si è abusato sul loro fine, pur nel rispetto della legge — dice Iacopo Giraldo di Coldiretti Venezia —. In agricoltur­a in provincia di Venezia nel 2016 sono stati usati 61mila voucher come strumento indispensa­bile per molte aziende. Penso ad esempio non solo alla vendemmia ma anche alla raccolta delle pesche. Coldiretti sta tuttavia lavorando col governo per trovare una soluzione: molto probabilme­nte non si chiamerann­o voucher ma l’esistenza del lavoro flessibile, seppur a breve termine, dovrà necessaria­mente continuare a esistere».

Diffusi A fine e inizio stagione usati per rinforzare il personale

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