«Kering Eyewear, ricavi nel 2017 a 340 milioni»
E per Kering Eyewear il 2017 potrebbe portare a ricavi vicini a 340 milioni di euro. Rimangono accesi i riflettori sull’azienda del colosso francese del lusso con base a Padova, all’indomani dell’accordo che ha fatto della spa aperta tre anni fa a villa Zaguri, alle porte di Padova, la plancia di comando dello storico accordo tra le due corazzate del lusso, la francese Kering e la svizzera Richemont. Accordo con cui i due gruppi (12,3 miliardi di ricavi nel 2016 e 36 mila dipendenti il primo, 11 con 30 mila il secondo) svilupperanno insieme gli occhiali della griffe Cartier, che Richemont ha fin qui studiato e fabbricato direttamente in casa. Ora gli svizzeri entrano con Cartier in minoranza in Kering Eyewear, la società che la conglomerata della famiglia Pinault aveva creato a fine 2014 affidandola allo storico manager di Safilo Roberto Vedovotto per gestire in casa le proprie licenze negli occhiali, conferendo tra l’altro lo stabilimento francese vicino a Parigi con cui Cartier si è fabbricata fin qui da sola i propri occhiali.
Insomma, un accordo storico, nuova svolta in un mondo dell’occhialeria in rapido cambiamento. Che si vedrà se prenderà sviluppi anche su altri marchi come la Chloé affidata a Marchon e la Mont Blanc a Marcolin, che ha appena chiuso una joint venture con l’altro colosso francese del lusso, Lvmh - che Richemont ha affidato in licenza.
Il giorno dopo l’annuncio dell’accordo, no comment dalle due parti su altri particolari. E tuttavia molto si scopre che si era detto del primo anno di Kering Eyewear e delle attese per il 2017 nella presentazione dei risultati 2016 di Kering, a febbraio. Dove la società con base a Padova, 550 dipendenti di cui 200 a Padova dov’è attivo uno dei tre centri logistici mondiali (gli altri a Pechino e New York), e che già in fase di startup nel 2015 aveva costituito nove società commerciali all’estero (in Europa in Francia, Spagna, Germania e Regno Unito, e poi negli Usa e in Estremo oriente a Hong Kong, Singapore, Cina e Giappone), con i francesi che avevano messo a disposizione 50 milioni di capitale per partire, risulta come uno degli assi su cui il colosso francese punta per espandere, trasversalmente, i propri ricavi.
Dunque nella presentazione agli analisti, il direttore generale di gruppo, Jean François Palus, direttore generale del gruppo Kering, ha attribuito a Kering Eyewear attese di fatturato per quest’anno di 340 milioni, pur se al lordo dei ricavi infragruppo.
E ha parlato di risultati 2016, il primo vero in cui Kering si è occupato delle sue licenze, «oltre le attese», che «confermano - ha detto Palus - la validità del modello scelto, anche dopo i recenti cambiamenti che riconfigurano il settore», riferendosi alla fusione Luxottica Essilor e alla joint venture Lvmh-Marcolin. «Le nostre prospettive di crescita sono considerevoli. E le vendite nel 2016 sono andate ben oltre a quelle realizzate in licenza - ha aggiunto Palus -. Bottega Veneta ha già triplicato il volume d’affari, mentre Saint Laurent e Stella Mc Cartney li hanno sostanzialmente moltiplicati per due. E il lancio di Gucci è stato un successo». Un giudizio suonato non molto tenero per Safilo, che prima deteneva il grosso delle licenze Kering e che continuerà a produrre i modelli Gucci da quest’anno fino al 2020. Il tutto dopo che la spa dell’Eyewear «in poco tempo ha spinto il lancio commerciale di 12 marchi ed ha sviluppato cinque collezioni, distribuendole in 85 Paesi 8.500 articoli». Realizzati con una rete di 20 subfornitori che arrivano anche in Giappone, ma di fatto concentrati in Cadore.