Rogo distrugge l’ex museo Fs, due pompieri feriti
Crolla una trave durante lo spegnimento del rogo che ha distrutto un capannone nel vecchio magazzino Fs
Fiamme all’interno dell’ex Museo delle Ferrovie, all’interno dell’area abbandonata dell’ex magazzino Fs di Porto San Pancrazio. Nel corso delle operazioni di spegnimento, due vigili del fuoco sono rimasti feriti da una trave di due quintali caduta all’improvviso. Nessun disagio alla circolazione sulla linea Milano-Venezia. Residenti infuriati: «Prima o poi sarebbe successo»
La trave di legno da due quintali che all’improvviso cede trascinando con sé pezzi di grondaia, tegole e carboni incandescenti. E invece di collassare verso l’interno, come tutto il resto del tetto andato distrutto, per cause sconosciute «rimbalza» all’esterno nel piazzale dove la squadra di vigili del fuoco è impegnata da ore con idranti, manichette e scale. Frazione di secondi: qualcuno riesce a indietreggiare, a lanciare l’allarme. Ma un vigile e il funzionario, rimangono lì: il primo viene colpito in pieno sulle gambe, il secondo invece cade male, sfiorato dall’ammasso di detriti. E il bilancio dell’incendio divampato nel primo pomeriggio di ieri all’interno dell’ex «Magazzino approvvigionamenti FS Verona Porta Vescovo», area abbandonata da anni, registra anche i due pompieri ricoverati nei due ospedali cittadini.
La densa coltre di fumo saliva oltre le barriere antirumore verdi di corso Venezia, inondando la carreggiata a ogni soffio di vento. «Ma cos’è che sta bruciando?» si domandavano gli automobilisti e i residenti di Borgo Venezia, tra l’incuriosito e lo spaventato. Dall’altra parte della linea ferroviaria, al Porto San Pancrazio, era tutto un viavai di mezzi a sirene spiegate. Dentro e fuori dai cancelli dell’ex magazzino ferroviario, area di circa sette ettari acquistata dalla società Psp Invest di Merano con un progetto di riconversione in «area sportiva». In fiamme il casolare di mattoni e legno che fino a una decina di anni fa ospitava lo storico Museo delle Ferrovie.
A lanciare l’allarme, poco prima delle 14, sono stati alcuni passanti che hanno notato la colonna di fumo bianco salire dal capannone (l’unico ancora di proprietà delle Ferrovie). In un attimo volanti, carabinieri e polizia municipale si sono precipitati sul posto insieme alle squadre dei vigili del fuoco che hanno tentato in ogni modo di arginare le fiamme. Ma il rogo ha trovato «terreno» nel tetto in legno e nel giro di poco meno di un’ora, aveva distrutto tutta la copertura. Compreso l’antico plastico che riproduceva la linea ferroviaria dalla città a Ceraino, con tanto di diga sull’Adige. Gli agenti della municipale, hanno chiuso al traffico il sottopasso di via Porto San Michele per oltre due ore, segnalando anche il pericolo per i veicoli che viaggiavano su corso Venezia. Mentre i vigili del fuoco tentavano di spegnere l’incendio ed evitare che le fiamme, con il vento, si propagassero anche agli altri capannoni vicini. I tecnici di Ferrovie Italia sono intervenuti per sincerarsi che non vi fossero ripercussioni sulla circolazione lungo la linea Milano-Venezia che scorre proprio di fronte al casolare bruciato e che, comunque, non ha mai subito ritardi.
Le operazioni di spegnimento sono proseguite fino a tarda serata, ma al momento resta impossibile risalire alle cause del rogo. L’ipotesi ritenuta più probabile è che possa essere divampato accidentalmente per mano di qualcuno che non avrebbe dovuto trovarsi in quelle stanze abbandonate. Un mozzicone di sigaretta, un piccolo falò per riscaldarsi. Negli ultimi anni sgomberi e blitz delle forze dell’ordine si sono succeduti, ma puntualmente sbandati e disperati sono tornati a dormire in quella che a tutti gli effetti è una «piccola città dimenticata». Lo testimoniano le coperte e i materassi ammassati vicino all’ex guardiola, mucchi di rifiuti, vestiti abbandonati qua e là. E i residenti del Porto ieri, osservando il viavai di pompieri e agenti, commentavano sconsolati: «Prima o poi doveva succedere».