Corriere di Verona

Massacra l’ex fidanzata incinta perché si rifiutava di abortire

Lui 21 anni, lei 19. Dopo il delitto vende i suoi gioielli

- Citter

L’ha massacrata a sassate, per poi nascondere il corpo vicino a un fossato. Non voleva che lei partorisse. Per questo l’ex fidanzato, Mihail Savciuc, 19 anni, ha ucciso Irina Bacal, 21. Entrambi moldavi ma da tempo residenti nel Trevigiano. Agli agenti ha confessato: «Abbiamo litigato».

Nel buio della notte si sono ritrovati lì, in quella radura che probabilme­nte tante volte aveva protetto il loro giovane amore. Ma domenica sera, tra i vigneti illuminati dalla luna, Mihail e Irina, moldavi da tempo in Italia, non si sono scambiati abbracci o coccole da fidanzati. Solo parole dure, minacce. E poi, in un crescendo di follia,una mano maschia e violenta ha soffocato due vite: quella di una ragazza diventata scomoda e del figlio che portava in grembo. Mihail si è accanito su di lei con odio, sfondandol­e il cranio con un masso e strangolan­dola per finirla. Subito dopo, come fosse un rifiuto da buttare, l’ha trascinata in fondo a un boschetto coprendola di foglie. E l’ha lasciata lì, tornando a vivere la sua vita di giovane studente, tra gli impegni di scuola, Facebook e le uscite con gli amici.

Mihail Savciuc, studente diciannove­nne di Godega Sant’Urbano, ha agito da killer spietato mettendo così fine alla vita della sua ex Irina Bacal, 20 anni, di Conegliano, e del bimbo che lei aspettava da circa 6 mesi. Suo figlio. Proprio quel bambino è il movente di un delitto che gli investigat­ori hanno definito «di crudeltà efferata». Perché a 19 anni e con una nuova storia d’amore, lui quel bambino non lo voleva e non voleva neppure che lei lo partorisse.

E’ l’ennesimo femminicid­io quello che si è consumato domenica 19 marzo, in una zona isolata tra i vigneti che ricamano le colline di via Manzana a Formeniga, borgo di Vittorio Veneto. Commesso da un ragazzo che messo di fronte alle responsabi­lità della vita diventa un assassino. Eliminando la fidanzatin­a che in un passato recente diceva di amare con foto e cuoricini postati su Facebook. Lo ha fatto durante una discussion­e, l’ennesima, su quel bambino in arrivo. Lo ha confessato lui stesso, mercoledì notte, agli investigat­ori del commissari­ato di Conegliano che da ore lo stavano interrogan­do. Poi, freddo e distaccato, li ha accompagna­ti a Manzana e ha mostrato loro la tomba di foglie e rami dove aveva nascosto Irina. Ora è in stato di fermo nel carcere di Santa Bona in attesa dell’interrogat­orio di convalida che si terrà questa mattina.

Si erano lasciati a settembre Irina e Mihail. Lui si era fidanzato con un’altra. Lei, che viveva da sola a Conegliano e si guadagnava da vivere lavorando come cameriera, si era scoperta incinta e aveva provato a riannodare i fili di quella relazione. Perché lo amava e perché voleva far nascere quel bambino. Lui no. Fin da subito le aveva chiesto di abortire. L’aveva convinta, così credeva, ma lei ci aveva ripensato e stava portando avanti la gravidanza di nascosto. Neppure sua madre lo sapeva. Il pancione cominciava a vedersi e anche per questo lei e Mihail si erano dati appuntamen­to domenica per quello che doveva essere un incontro chiarifica­tore. Con l’auto di lui sono andati a Formeniga, in quel posto che già conoscevan­o, rifugio dei loro incontri d’amore quando stavano insieme. Sono scesi dall’auto e hanno iniziato a litigare. Lei ferma nella sua intenzione di tenere il bambino, lui determinat­o a farla abortire. Poi l’epilogo, improvviso e imprevedib­ile per Irina, con lui che afferra un grosso masso e la colpisce alla testa e al volto: «Colpi così violenti da sfondarle il cranio e la mandibola» ha spiegato il dirigente della squadra mobile Claudio Di Paola. Lei si è accasciata a terra, ma era ancora viva. E allora l’ha strangolat­a fino a quando quella ragazzina minuta col suo timido pancione ha smesso di opporre resistenza. Subito dopo, con freddezza, l’ha trascinata per una quindicina di metri, dentro un boschetto. Le ha tolto i gioielli che portava, una collanina con un ciondolo e degli orecchini, le ha preso il telefono e ne ha nascosto il cadavere sotto un tappeto di foglie, rami e rovi. Poi è tornato alla sua vita. Le lezioni a scuola, all’istituto Ipsia Pittoni a Conegliano. Le uscite con gli amici e i post su Facebook.

Tutto normale fino a lunedì sera, quando ha commesso l’errore fatale. E’ andato in un Compro Oro di Conegliano a rivendere i gioielli della ragazza che aveva ammazzato. Ne ha ricavato qualche decina di euro che, secondo fonti Ansa, avrebbe poi giocato al videopoker. E mentre lui viveva come se Irina e quel figlio indesidera­to non fossero mai esistiti, la madre della giovane, disperata, dopo due giorni di silenzio della figlia, è andata in commissari­ato a Conegliano a denunciarn­e la scomparsa.

Martedì mattina sono iniziate le ricerche, sulla base della descrizion­e minuziosa fornita dalla mamma che aveva parlato anche dei monili indossati dalla ventenne. Così è arrivata l’intuizione degli investigat­ori di controllar­e i Compro Oro dove sono stati trovati i gioielli e il nome di chi li aveva venduti. Mihail è stato fermato in tarda mattinata a Conegliano, mentre usciva da scuola. Ha confessato solo a tarda notte: «Senza mostrare un minimo segno di pentimento e di pietà» dicono gli inquirenti.

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 ??  ?? Insieme Il bacio, pubblicato su Facebook, tra Mihail e Irina, che fino a sei mesi fa erano fidanzati: la giovane è stata massacrata da lui con un masso. Era incinta e voleva tenere la creatura che portava in grembo
Insieme Il bacio, pubblicato su Facebook, tra Mihail e Irina, che fino a sei mesi fa erano fidanzati: la giovane è stata massacrata da lui con un masso. Era incinta e voleva tenere la creatura che portava in grembo

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