«Nessun colpevole» per l’agguato contro Setti e Toni
Avellino, indagini al palo: mancano prove sugli autori del raid. Nonostante i Daspo la procura archivia il caso
Agguato ai dirigenti dell’Hellas: a poco più di un mese dalla violenta aggressione con cui un manipolo di tifosi dell’Avellino aveva «accolto» l’arrivo allo stadio irpino dell’auto su cui viaggiavano il presidente Maurizio Setti, il dirigente Luca Toni e il direttore operativo Francesco Barresi, con tanto di vetri in frantumi e minacce irriferibili, la procura campana alza bandiera bianca e mette fine all’inchiesta depositando una richiesta di archiviazione. Non si prospettano dunque all’orizzonte strascichi penali a carico degli otto ultrà locali che erano stati prima raggiunti da altrettanti Daspo e subito dopo iscritti sul registro degli indagati con l’ipotesi di reato di danneggiamento.
L’ultima parola spetta adesso al giudice per le indagini preliminari, ma a detta del pubblico ministero Luigi Iglio risulterebbe impossibile individuare con certezza gli effettivi responsabili dei fattacci datati 11 febbraio scorso.
Eppure, la polizia in appena una settimana pareva aver chiuso il cerchio dando un nome ai colpevoli: quegli stessi elementi di prova che al questore di Avellino erano bastati per notificare gli 8 Daspo ai presunti responsabili dell’aggressione ai dirigenti Hellas, però, non sono evidentemente stati ritenuti sufficienti dal pm per inchiodare e incriminare i colpevoli. E adesso? All’Hellas resta come unica strada giudiziaria quella di opporsi alla richiesta di archiviazione scattata dal pm: a quel punto, sarà compito solo del gip decidere se accogliere la dichiarazione di «resa» da parte della procura o se ordinare, al contrario, l’effettuazione di ulteriori indagini. Di certo, la chiave di volta del caso potrebbe giungere dall’autista della vettura del presidente Setti: se il conducente fosse in grado di riconoscere con certezza gli aggressori, allora l’indagine potrebbe riaprirsi. Una vicenda che, dal punto di vista processuale, rischia al momento di sfociare in un nulla di fatto,
Non si prospettano strascichi penali a carico degli otto ultrà locali che erano stati prima raggiunti da altrettanti Daspo e subito dopo iscritti sul registro degli indagati con l’ipotesi di reato di danneggiamento quella che a febbraio era stata portata persino all’attenzione del Parlamento. Senza contare «la delusione e la tristezza» espressi dal presidente Setti,che era stato anche colpito al ventre, oltre allo «sconcerto» di Toni, che aveva puntato il dito contro i vigili urbani di Avellino, rei di aver «assistito all’aggressione» e di «non essere intervenuti».
Polemiche a parte, fu un autentico raid organizzato: «Abbiamo vissuto attimi di vera paura - raccontò Toni -. Hanno cominciato a colpire la macchina con calci, pugni, con qualunque cosa trovassero in strada. Ci hanno accerchiati e bersagliati». Secondo la procura, però, mancano le prove.