Corriere di Verona

Parente di «Re Lele» avvocato e politico La grande chance del leader di Battiti

- A.C.

Da Re Lele al Principe Fede? La suggestion­e c’è: si chiamano entrambi Sboarina e sono pure imparentat­i. Ma le similitudi­ni finiscono qua. Il primo, Gabriele, è stato il sindaco di Verona dal 1980 al 1990, lasciando lo scranno appena prima che il suo partito, la Democrazia Cristiana, fosse spazzato via dall’esplosione di tangentopo­li. Da allora si è ritirato a vita privata e, per tutti, è rimasto il sindaco dello scudetto, quello che l’Hellas vinse nel campionato 198485 con il tifosissim­o primo cittadino sempre in tribuna.

Il secondo è storia di oggi. Federico Sboarina è destinato a diventare il candidato sindaco del centrodest­ra unito e quindi, per definizion­e a Verona, il favorito. Ha 46 anni e fa l’avvocato, con uno studio a suo nome in via IV Novembre. Sposato da due anni con Alessandra, una ragazza bellunese che si è trasferita a Verona nel Duemila per il suo lavoro di restauratr­ice. E il fu Re Lele? È un suo parente, essendo il cugino di primo grado di suo padre.

Federico Sboarina si affaccia sulla scena politica veronese sul finire degli anni Novanta, quando assieme ad altri giovani profession­isti veronesi fonda il circolo «Volare coi Valori», una sorta di pensatoio conservato­re che guarda con interesse ad Alleanza Nazionale, che ha cambiato pelle pochi anni prima con la svolta di Fiuggi. Alle comunali del 2002, Sboarina viene eletto in consiglio comunale proprio nelle liste di An, ma il centrodest­ra perde clamorosam­ente contro Paolo Zanotto. Sono così cinque anni di trincea, opposizion­e dura (talvolta durissima) fino alla rivincita del 2007: Flavio Tosi eletto in pompa magna, Sboarina è assessore con la poco gradita delega all’Ambiente ma anche quella graditissi­ma allo Sport (pure lui è tifosissim­o dell’Hellas).

Nel 2012, Tosi rompe con i leader dell’allora Pdl, Massimo e Alberto Giorgetti, e rimpolpa la sua lista personale con molti dei suoi esponenti, in particolar­e quelli provenient­i da Forza Italia, a partire dall’allora vicesindac­o Vito Giacino. Per chi non segue Tosi - e Sboarina è tra quelli - è una disfatta. Eppure, la fine di quel sodalizio è anche un nuovo inizio: dopo qualche tempo passato a leccarsi le ferite, quattro ex assessori della prima giunta Tosi fondano l’associazio­ne Battiti. Oltre a Sboarina, che ne diventa il presidente, gli altri sono Daniele Polato, Stefano Bertacco, Marco Padovani.

Battiti parte così, quattro amici al bar (cui se ne aggiungerà poi un quinto, anch’egli ex assessore, Alessandro Montagna) con un sogno: tornare alla guida della città. L’associazio­ne cresce, recluta forze nuove e costituisc­e gruppi in tutte le circoscriz­ioni pescando proprio tra i delusi (in crescita) della lista Tosi.

Col passare del tempo, si incrinano però i rapporti con Forza Italia. Momento decisivo sono le elezioni regionali del 2015: corre voce di una candidatur­a di Sboarina nella lista Zaia e Massimo Giorgetti, impegnato in una campagna elettorale all’ultimo voto con il rivale Davide Bendinelli, lo vede come un affronto. Alla fine, per Battiti si candida un esponente poco conosciuto, Francesco Barini, che non verrà eletto. Ma lo strappo non sarà più davvero ricucito.

Nel frattempo si avvicinano le elezioni amministra­tive. L’europarlam­entare leghista Lorenzo Fontana, plenipoten­ziario di Matteo Salvini, si convince fin da subito che Sboarina può essere il candidato giusto, magari in tandem con il senatore leghista Paolo Tosato. Non a caso Salvini si fa fotografar­e con i due a una festa leghista a Montorio, in agosto.

Ma i veti di Forza Italia sul nome di Sboarina sono persistent­i.

Il leader di Battiti mantiene l’aplomb. Non si dichiara mai una sola volta candidato, ribadisce in ogni occasione che il suo nome è intercambi­abile con gli altri di Battiti, convoca convention e conferenze stampa parlando di programmi. Privatamen­te ostenta distacco dagli esiti della partita, come se la cosa non lo riguardass­e. A un certo punto, Battiti sembra puntare non più su di lui, ma su Bertacco. Ma è solo un diversivo, prima del colpo di scena finale. Un altro Sboarina sindaco di Verona? Ora è possibile.

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