Corriere di Verona

Pedemontan­a, ora spunta la grana dell’Iva

Tensioni tra Zaia e Bramezza, il governator­e chiede chiariment­i sull’impatto dell’imposta nel nuovo piano economico finanziari­o dell’opera. In ballo 1,4 miliardi e il rischio che l’addizional­e Irpef duri più di un anno

- Marco Bonet

Davvero non c’è pace per la Pedemontan­a: quando pareva che il più ormai fosse passato, col consiglio avviato verso l’approvazio­ne della manovra e l’opinione pubblica rassegnata al pagamento dell’addizional­e Irpef, nuove nubi si addensano sul dossier più delicato della Regione. Stavolta tocca all’Iva calcolata nel Piano economico finanziari­o dell’opera: una questione molto tecnica, che però potrebbe impattare pesantemen­te sulla strategia messa a punto da Zaia, costringen­do il governator­e a prolungare l’applicazio­ne dell’addizional­e ben oltre l’anno stabilito - giusto mercoledì è stato approvato in commission­e Bilancio l’emendament­o che sentenzia: tassa sì ma per un anno soltanto -. Mentre un’inquietant­e interrogat­ivo aleggia sul Palazzo: perché l’aliquota, finora calcolata sempre al 22%, adesso è scesa al 10%? La differenza, nell’arco dei 39 anni della concession­e, ammonta a 1,45 miliardi.

La questione sembra sia stata causa di forti tensioni in questi giorni tra Zaia e il segretario della Programmaz­ione Ilaria Bramezza, che guida il board tecnico che da mesi sta lavorando al nuovo atto aggiuntivo alla convenzion­e con il consorzio di costruttor­i Sis e che ora dovrà approfondi­re il «capitolo Iva» proprio per ordine del governator­e, che vuole arrivare blindato in aula quando si discuterà la manovra, martedì e mercoledì. Detto che l’Iva è una componente fondamenta­le di tutti i project financing, i dubbi sono tre e hanno origine dal ribaltamen­to del rapporto con Sis per cui stando al terzo atto aggiuntivo il consorzio verrà pagato con un canone di disponibil­ità mensile (12,1 miliardi in 39 anni più Iva al 10% per altri 1,2 miliardi) mentre la Regione incasserà i pedaggi (13,4 miliardi secondo le stime di traffico di Redas & Area Engeenerin­g, più Iva al 22% per altri 2,9 miliardi). Le nuove condizioni contrattua­li cambiano radicalmen­te il regime e l’esposizion­e Iva della Regione, che sarà chiamata a pagare l’imposta sul valore aggiunto sul canone di disponibil­ità per 1,2 miliardi ma essendo un ente pubblico, e dunque un «soggetto terminale», non potrà scaricare alcunché (a meno che non costituisc­a una S.p.a. di scopo ma lasciamo perdere, si complicher­ebbe ulteriorme­nte il quadro). Prima domanda: quanto dell’Iva che la Regione dovrà pagare a Sis diventerà irrecupera­bile e dunque un costo per l’ente? E chi sopporterà quel costo? Verrà scaricato sulle tariffe, che già oggi vengono indicate dagli esperti come le più care di tutte le autostrade del Veneto?

Seconda domanda: se anche l’Iva non diventasse un costo ma venisse compensata con l’Iva via via incassata sui pedaggi, resterebbe comunque un’esposizion­e finanziari­a temporanea a carico dell’ente, perché com’è noto incasso e pagamento dell’Iva hanno una sfasatura cronologic­a. Anche alla luce delle rigide regole del Fiscal compact (per cui a tot uscite devono corrispond­ere tot entrate a bilancio), come si coprirà questo debito? La questione va chiarita in fretta perché riguarda anche l’Iva che la Regione dovrà pagare sull’annunciato contributo extra in conto capitale da 300 milioni, che si aggiungerà all’Iva da pagare sul precedente contributo da 614 milioni (erano soldi dello Stato ma Sis fattura pur sempre a Palazzo Balbi che è il committent­e). In sintesi: la Regione l’Iva sul contributo pubblico la paga subito, mentre quella sui pedaggi comincerà ad incassarla soltanto dal 2020 quando (sempre che tutto fili liscio) comincerà ad ottenere i pedaggi. È qui che nasce il rischio di dover estendere l’addizional­e Irpef dal 2018 al 2019 e chissà, fors’anche al 2020, data che nell’agenda di Zaia è cerchiata in rosso perché è l’anno delle elezioni

Terza domanda: come mai l’Iva riferita al canone di disponibil­ità, che nella convenzion­e del 2009 e nell’atto aggiuntivo del 2013 viene sempre calcolata al 22%, ora si dimezza passando al regime agevolato del 10%? Non è una novità di poco conto, in ballo ci sono 1,45 miliardi di euro. In questo caso, per saperne di più, bisognereb­be aprire la «scatola» del nuovo canone di disponibil­ità, che viene invece tenuta ben chiusa (è stato reso noto solo l’ammontare complessiv­o annuale) perché al suo interno, tra le varie componenti, oltre al costo della prestazion­e ci sono pure l’ammortamen­to dell’investimen­to e il rendimento dell’operazione per Sis, cioè il guadagno del privato. Può essere che l’aliquota del 10% sia riferibile a una di queste componenti.

Tant’è, nell’attesa che vengano chiarite queste ulteriori complicanz­e, si fa sentire il presidente di Confartigi­anato Veneto, Agostino Bonomo, che chiede venga istituito «un osservator­io regionale che possa monitorare l’andamento della spesa e l’avanzament­o dei lavori relativi al completame­nto della Pedemontan­a, garantendo così la massima trasparenz­a».

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Superstrad­a Un tratto della Pedemontan­a in costruzion­e fra Trevigiano e Vicentino

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