Corriere di Verona

Arriva la sorella e lui crolla «L’ho fatto perché voleva dire a tutti del bambino»

- M. C.

«Non vuoi tuo figlio? Allora lo dirò alla tua nuova ragazza e ai tuoi genitori che uomo da niente sei». Queste parole, pronunciat­e con la rabbia di una donna innamorata e respinta, sono state la molla che ha fatto scattare nella testa di Mihail Savciuc l’istinto omicida. Lo ha ammesso il 19enne, con la felpa col cappuccio, il cappellino da rapper calato sulla testa e lo sguardo sprezzante e duro, anche dopo ore di interrogat­orio serrato. Mihail, con i suoi 19 anni di ragazzino che non è ancora un uomo, è apparso così agli investigat­ori che mercoledì lo hanno torchiato fino a notte fonda.

Ma lui ha reagito tirando su un muro di risposte vaghe, depistaggi e freddezza. «Irina non la vedo da settimane», ha assicurato, e subito dopo: «Sì l’ho vista, ma poi lei se n’è andata via con qualcun altro». Anche di fronte all’evidenza di quei gioielli venduti al «Compro Oro»: «Me li aveva dati lei perché li vendessi». Un reticolo di bugie e contraddiz­ioni che il giovane ha tenuto in piedi per ore. Fino a quando in commissari­ato a Conegliano è arrivata sua sorella. Quando lui l’ha vista, la durezza di quelle ore si è sciolta in un pianto, lei lo ha accarezzat­o e rassicurat­o e solo allora il 19enne ha confessato: «L’ho uccisa perché mi aveva minacciato di raccontare a tutti del bambino».

Era ormai tarda sera quando la sorella, di qualche anno più grande, ha raggiunto Mihail in commissari­ato. Sono nati entrambi in Moldavia, ma ormai da molti anni vivono in Italia, a Godega di Sant’Urbano (Treviso). Una famiglia normale, almeno fino a ieri. Lei gli è sempre stata accanto, facendogli quasi da mamma, e lo ha fatto anche nel momento nel quale le hanno detto che il suo «fratellino» era sospettato di essere implicato nella sparizione di una ragazza, la sua ex fidanzata Irina Bacal. E che due giorni prima Mihail era andato a vendere i gioielli della giovane che dalla domenica non dava più notizie di sé. La sorella allora si è avvicinata al 19enne, lo ha abbracciat­o e gli ha parlato piano. Solo allora sul viso di Mihail sono scese le lacrime, le uniche versate dal ragazzo.

Con le sue carezze e le sue parole dolci, la giovane è riuscita ad aprire un varco in quel muro e a convincerl­o a confessare: «Stai tranquillo Mihail, tutto si risolve, ma devi parlare, devi raccontare quel che è successo». E lui alla fine ha ceduto e ha parlato. Prima agli investigat­ori del commissari­ato e della Squadra mobile di Treviso e poi, assistito dall’avvocato Daniele Panico, al sostituto procurator­e Mara Giovanna De Donà. Con loro è salito lungo via Manzana a Formeniga, dove i vigili del fuoco hanno illuminato a giorno i vigneti deserti e silenziosi. Mihail li ha condotti dentro la vegetazion­e, fino al punto in cui aveva lasciato il corpo della sua ex fidanzata. Mostrandol­o agli inquirenti è tornato a essere freddo, quasi distaccato.

Anche nel racconto nel quale ha spiegato che Irina non ne voleva sapere di abortire e che da settimane discutevan­o di questo. Lui quel bambino non lo voleva, aveva un’altra storia d’amore, la scuola, il divertimen­to. Un futuro ancora da costruire. Quel bambino era un ostacolo. Ma Irina lo voleva a tutti i costi e rivoleva anche lui. Così, domenica sera sono andati in quel luogo isolato di Formeniga, per parlare. Hanno discusso, lui ha provato a convincerl­a, lei si è mostrata determinat­a e di fronte al rifiuto di Mihail lo ha minacciato di raccontare a tutti di quel bambino che stava arrivando. Una minaccia insostenib­ile. Se avesse parlato, tutti avrebbero saputo che aspettava un figlio da lei. I suoi genitori e la sua nuova ragazza. Così rischiava di perdere tutto e di doversi assumere una responsabi­lità che non voleva. Per questo l’ha uccisa. L’autopsia, che sarà eseguita nelle prossime ore, stabilirà quanto brutale è stata la violenza usata per stroncare la vita di Irina e del suo piccolo.

«E’ stato un omicidio d’impeto — spiega il suo avvocato — nella sua mente c’è stato un blackout totale che ha portato alla tragedia. Un delitto del quale il ragazzo si è chiarament­e pentito».

Quel che ha fatto dopo, come ha vissuto i giorni seguenti però, non mostrano pentimento. Mihail ha ripreso la sua vita come se nulla fosse successo. I suoi amici dicono che, in classe o al bar, era sempre lo stesso. Il ragazzo col cappello da rapper, la fidanzatin­a e un terribile segreto nascosto sotto un tappeto di foglie e rovi.

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I poliziotti indicano il punto nella boscaglia in cui la ragazza è stata uccisa dal suo ex
(Foto Balanza) Il luogo del delitto I poliziotti indicano il punto nella boscaglia in cui la ragazza è stata uccisa dal suo ex

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