Giacobazzi in tour: «Vi faccio ridere con la mia vita»
Il comico questa sera sarà al Gran Teatro Geox, mentre in aprile e a maggio arriverà a Verona e ancora a Padova. «Sul palco racconto episodi della mia vita con un video messaggio si nipoti. Il mio mondo? Non è diverso dagli altri»
Ateatro è il re dei monologhi comici. Giuseppe Giacobazzi, con tre spettacoli da tournée infinite e tutto esaurito, si è guadagnato una corona importante. Il comico romagnolo questa sera presenterà l’ultimo «Io ci sarò» al Gran Teatro Geox di Padova, dove replicherà il 21 aprile (ore 21,30, info www.zedlive.com). Un’altra data è fissata il 28 maggio al Teatro Romano (ore 21,15, info www.eventiverona.it).
«Io ci sarò» che spettacolo sarà, rispetto ai precedenti show?
«Sarà sulla falsa riga di “Un po’ di me”. Sarà maturità o la vecchiaia, a seconda che uno sia ottimista o pessimista, però mi piace molto questo modo di fare spettacolo».
“Un po’ di me” si chiudeva con il racconto della sua paternità, in “Io ci sarò” si pensa già ai nipoti?
«Penso ai nipoti perché mi è venuto un dubbio: visto che sono un genitore anziano, li vedrò mai? Nel caso non li incontrassi, voglio lasciare loro una testimonianza tangibile di chi era il nonno, perché, quando si trapassa, ognuno dà la versione che vuole di chi era il morto».
Che cosa racconterà in questo videomessaggio?
«Episodi della mia fanciullezza, adolescenza e maturità. Mi auguro che i miei nipoti possano continuare ad avere musica e cinema, magari che abbiano la fortuna di non dover più vedere militari. Racconto del nostro livello tecnologico, perché non oso pensa- re a dove arriveranno loro visto i progressi degli ultimi vent’anni: magari si passeranno i video sbattendo gli occhi».
Che rapporto ha con le nuove generazioni?
«Buono. Si dice sempre che si stava meglio quando si stava
peggio, ma ci si dimentica sempre di considerare che eravamo giovani, piccola sfumatura che molti non colgono. Certo, alcune cose si sono perse e altre sono migliorabili, e mi piacerebbe che si tornasse ad avere più rispetto per gli altri. Mi danno profondamente fastidio pratiche stupide di bullismo e insulti su Facebook». Con le nuove tecnologie e i social media come se la cava?
«Credo di essere nella media. Mi piace guardare, studiare e imparare. Ogni intanto impallo telefono o computer ma, a parte quello, me la cavo».
Si crea sempre un rapporto diretto tra lei e lo spettatore: è come se raccontasse qualcosa ad ognuno del pubblico. È questo quello a cui punta?
«In fondo cerco questo. Più che un comico sono un “racconta storie”. Racconto la storia della mia vita così simile a
quella di tutte le altre, così facendo tanti vi ci si riconoscono e nasce questa empatia e complicità. Il mio obiettivo è far entrare il pubblico nel mio mondo, che non è diverso dal loro». Il complimento più bello su
questo spettacolo?
«Mi hanno detto che è più bello del precedente: complimento straordinario! E poi in molti mi hanno ringraziato».
Quanto è importante divertirsi sul palco?
«Fondamentale. Ho bisogno di divertirmi sul palco. Il giorno in cui non mi divertirò più dirò basta. Magari farò l’autore, scriverò per altri».
Come passa il tempo libero?
«Dopo lavoro e famiglia, c’è la motocicletta. Ho una passione sfrenata che sia chiama Ducati».