Il lungo confronto per «far digerire» al partito di Verona lo stop a Tosato
(l.a.) Sono rimasti «barricati» al primo piano del Liston 12 per parecchio tempo. Poi sono scesi dalle scale, per affrontare giornalisti e telecamere sorridenti e apparentemente rilassati. Ma il colloquio «top secret» tra Matteo Salvini, il segretario regionale Toni Da Re, il segretario provinciale Paolo Paternoster e il mancato candidato-sindaco, il senatore Paolo Tosato, qualche momento di tensione l’ha avuto. Nella Lega, infatti, i sostenitori della candidatura di Tosato erano numerosi, e con argomenti non banali. Il primo fra tutti: quanti elettori leghisti (quelli di opinione, non lo zoccolo duro) rischiano di fare una campagna elettorale più… fiacca, non avendo un esponente del Carroccio in corsa per la carica di primo cittadino? Lo stesso senatore Tosato, che all’inizio di questa vicenda era stato parecchio incerto sul da farsi, si era via via fatto più sicuro di sé, aveva aumentato gli incontri pubblici (anche sul Liston, la domenica mattina) e aveva praticamente già pronta la propria «lista del sindaco» da affiancare a quella ufficiale del Carroccio. Ci credeva davvero, insomma. E il leader regionale, Da Re, era stato a lungo dalla sua parte. A prevalere, e a far cambiare strada, alla fine, sarebbe stato invece l’accordo siglato già nei mesi scorsi dall’europarlamentare Lorenzo Fontana (non presente in Bra, ieri mattina) col gruppo Battiti di Daniele Polato e dello stesso Sboarina. E per superare dubbi e perplessità, ieri, Salvini ha ripetuto più volte che «la Lega è il primo partito, potrebbe chiedere tutto ma preferisce avere un’alleanza ampia, come abbiamo dimostrato a Padova portando… tanta pazienza: un principio che vale tanto più a Verona dove bisogna battere ad ogni costo il traditore Tosi». Nella Lega veronese, tra l’altro, questi sono giorni «agitati» anche su altri versanti: nella battaglia per la segreteria
della circoscrizione Lessinia (importantissima, nella Lega) il candidato di Alessandro Montagnoli ed Enrico Corsi (Matuzzi) ha superato quello indicato da Paternoster e Coletto (Montolli). E potrebbero esserci delle ripercussioni anche in direttivo provinciale.
Tornando a ieri, infine, la mancata indicazione del nome di Sboarina (che Salvini ha fatto addirittura finta di non conoscere, a dispetto delle foto pubblicate da tutti i giornali) si spiega col fatto che sarebbe stato «indelicato» farla da soli, senza il partito dell’interessato presente. Si farà mercoledì o giovedì prossimi, tutti insieme appassionatamente.