Un uomo spiazzante e imprevedibile
C’è un termine usato spesso, in ambienti legali trevigiani, per definire il magistrato Angelo Mascolo: «Imprevedibile». Perché il destino di un imputato sottoposto al suo giudizio non è mai del tutto chiaro: potrebbe uscirne assolto come condannato a una pena pesantissima. Così, del resto, Mascolo si fece conoscere già negli anni ’90 da giudice monocratico, quando cominciò ad infliggere anni di galera per furti tutto sommato banali ma che all’epoca – a suo avviso rappresentavano «l’emergenza del momento». È lo stesso giudice capace oggi di accusare lo Stato di aver «perso il controllo del territorio, nel quale scorrazzano impunemente delinquenti di tutti i colori», e di rimettere subito in libertà (anno domini 2015) una banda albanese sospettata di aver saccheggiato decine di case, aziende e negozi, con tanto di festeggiamentibeffa da parte dei banditi, poi faticosamente (ri)catturati. O di negare una misura cautelare nei confronti di un maestro accusato di picchiare selvaggiamente i suoi alunni: in fondo, trattavasi solo di «leggeri schiaffi e calcetti nel sedere», ossia «un’amichevole reprimenda». Oppure ancora di liberare due finanzieri trevigiani arrestati per corruzione, sconfessando un’altra clamorosa operazione delle fiamme gialle trevigiane. Le inevitabili polemiche non l’hanno mai turbato. Ieri come oggi. Colto, appassionato di letteratura – ama spesso citare Dante – e di calcio (fede rossonera) Mascolo detiene anche record singolari: da una parte c’è il rapporto non proprio idilliaco con la Procura, che ha appellato molte delle sue sentenze. Dall’altra qualche iniziativa che pare estrapolata dalla sceneggiatura di un film. Come quando, in una mattina, riuscì a smaltire ben 69 udienze in appena 195 minuti. Attaccato dalla Lega per la sua indulgenza nei confronti della gang albanese, nel tempo si è «rappacificato» con il Carroccio: un anno fa fu persino filmato ad una clamorosa cena di soli militanti padani. Oggi i leghisti lo osannano per la sua uscita pro-armi. Ma si sa, Mascolo resta se stesso: «l’imprevedibile».