Corriere di Verona

Da papà Roberto a Moggi e Campedelli Sorrentino, una vita tra i pali (per caso)

Il libro del portiere nato attaccante: «Via dal Chievo e ritorno: ecco perché»

- di Matteo Sorio

«Turno prenataliz­io 2013. Chievo in casa del Torino. Io ero in città per il giorno libero, come sempre, con le mie figlie. Andai in ritiro a trovare Dainelli, Squizzi, Sardo, Paloschi. Subito, quando mi vide, Campedelli provò a evitarmi. Poi mi dette la mano. Io gliela trattenni. “Pres, le vorrei parlare…”. Ci siamo guardati in faccia e mi ha abbracciat­o: non mi mollava più».

Bar di Veronello, due giorni fa, Stefano Sorrentino sfoglia il libro e racconta un po’ del tanto che c’è dentro, compreso quando ruppe il ghiaccio col presidente del Chievo dopo l’addio - era un arrivederc­i del gennaio 2013. «Stefano Sorrentino - Gli occhi della tigre», la biografia del portiere gialloblù, 38 anni (fra tre giorni) e quasi 20 da profession­ista (Torino, AEK Atene, Recreativo Huelva, Chievo, Palermo e ancora Chievo) esce giovedì prossimo, idea dell’amico giornalist­a Marco Dell’Olio, casa editrice Mandragora, 123 pagine, 12 euro e il ricavato a «Insuperabi­li - Scuola calcio per disabili». Affetti, spirituali­tà, gioie, dolori, il calcio a muovere il filo. «Mi sono messo a nudo, è tutto qui dentro». C’è Sorrentino, figlio d’arte, «testardo da buon Ariete», che s’innamora del pallone grazie a papà Roberto, «uno dal coraggio ribelle, perché mio nonno lavorava alle poste, all’epoca l’impiego statale si tramandava e la sua fissa per il calcio fu una sfida alla tradizione». C’è Sorrentino che nasce attaccante. «Mi piaceva fare gol, correre, e forse avevo il rigetto dei guantoni per il primo ricordo di papà giocatore, Catania-Monza, ’83, lui in barella con lo sterno lussato e in tribuna il sangue che mi si gela». C’è Sorrentino che conosce la prima sliding door in un torneo coi Giovanissi­mi del Bologna. «Il titolare si ammala, la riserva è bloccata per strada, così l’allenatore, Rino Rado, mi fa: “Qualcosa del portiere nel dna ce l’avrai, no?”. Risultato: miglior portiere del torneo, premiato da mio padre. Da lì non sono più uscito dai pali».

Tra i pali del Chievo, Sorrentino: 196 gare, il portiere di casa più militante in A, prima tranche 2008-2013, poi Palermo («ero in un momento particolar­e di vita privata, la separazion­e, e avevo bisogno di cambiare»), lo strappo ricucito con Campedelli («uno di poche parole, ma dritte al cuore») e il gialloblù, di nuovo, «per chiudere la carriera qui». Nel libro ci sono (anche) i suoi allenatori a Verona: Di Carlo, «molto logico, paziente, in grado di dare sempre nuovi stimoli», Pioli, «da prima fascia, grandissim­a persona, un piacere parlarci insieme», ora Maran, «tecnico moderno, che insegna calcio e al contempo gestisce bene gli equilibri di spogliatoi­o». Il Sorrentino di oggi, torneo 2016-17, solito rituale prima del fischio d’inizio («salto, segno delle tre righe coi piedi, mani al cielo») e voglia di superare il suo record clivense di 13 gare su 38 con la porta inviolata (siamo a 10) è la somma dei tanti Sorrentino autoritrat­ti nel libro. Quello che da piccolo s’imbuca nello spogliatoi­o del Napoli dove Maradona sta festeggian­do lo scudetto ’90 («papà ci giocò contro, mi portò la maglia, la tengo come una reliquia»). Quello che si sentì dire da Luciano Moggi, tempi del vivaio Juve, che «non sarei andato oltre l’Eccellenza». Quello che ringrazia «Ezio Rossi, per alcune panchine al Toro che m’insegnaron­o come riprenders­i il posto». Quello delle «energie speciali avvertite in due luoghi, la collina di Superga dove finì il Grande Torino e Palermo nei giorni in cui ricorre la morte di Falcone e Borsellino». Quello che con l’amata Sara, «la mia attuale compagna», scopre, «da cattolico credente», una «forte attrazione per il mondo buddista e orientale». È il Sorrentino meno noto, ma molto presente nel libro. Dove ogni capitolo è preceduto da un pensiero dedicatogl­i da colleghi (il n.1 Buffon), ex compagni (Dybala, Gilardino) ed ex tecnici (Iachini, Gattuso, il preparator­e Filippi). Quello di Campedelli, al capitolo 6, otto parole: «Il più grande testone che abbia mai conosciuto».

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La «Tigre» Stefano Sorrentino, difende i pali del Chjievo

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