Pianista e scrittore in città si presenta il Vanzina «inedito»
Apre con «C’era una volta in America» e chiude con «Il gattopardo». Due celebri film italiani (di Sergio Leone e Luchino Visconti), celebrati attraverso le musiche di Ennio Morricone e Nino Rota, eseguite al pianoforte da un altro «big» del cinema italiano, lo sceneggiatore e produttore Enrico Vanzina. Non nasconde le sue doti da musicista l’autore romano, ospite ieri della Società Letteraria di Verona per l’incontro «Il cinema popolare», organizzato insieme al Circolo del Cinema. «I cinepanettoni? Mi perseguitano - racconta Vanzina, figlio di Steno, uno dei padri della commedia all’italiana - io e mio fratello ne abbiamo realizzati solo sei, eppure veniamo etichettati solo con quel tipo di film». Tra gli attori e registi con cui ha lavorato, spiccano Alberto Sordi («un mito, guardava gli italiani, li capiva e poi li portava sullo schermo») e Dino Risi: «Con “Il sorpasso” ha detto tutto sul nostro paese».
Anche il cinema popolare, secondo Vanzina, può essere arte: «Dire il contrario significa cadere vittime di un pregiudizio intellettuale. Basta guardare i grandi capolavori di Fellini, Antonioni e De Sica, che pur considerati d’élite riempivano le sale». Oltre alla carriera di sceneggiatore, Vanzina prosegue la sua attività di scrittore e giornalista: «È la mia vita. Ho cominciato a 17 anni, quando Ennio Flaiano mi disse che la scrittura serve a esorcizzare la morte. Dopo cinquant’anni, posso dire che aveva ragione».