Corriere di Verona

Il libro choc del giudice che voleva far luce su Popolare Vicenza

Cecilia Carreri nel 2002 chiese di processare l’ex presidente. Ma venne fermata. «Le indagini? Ora a Milano»

- A.Pri.

Il j’accuse è durissimo: 350 pagine per ricostruir­e una carriera segnata - nel bene e nel male dalla prima inchiesta su Popolare di Vicenza. A scriverlo è Cecilia Carreri che dedica una parte di «Non c’è spazio per quel giudice» (in uscita il 29 giugno, qui sotto alcuni stralci in anteprima) proprio all’indagine avviata nei primi anni Duemila dalla procura, che chiese l’archiviazi­one. Fu proprio il gip Carreri a opporsi in tutti i modi, chiedendo che Gianni Zonin fosse processato.

Di recente, il procurator­e generale Antonino Condorelli ha detto che all’epoca «la procura non riuscì a fare la sua parte, almeno non fino in fondo, nel controllo di legalità sull’amministra­zione della Banca e sull’operato degli organi di vigilanza». Con questo libro, è il gip di allora a dare la propria versione di quanto avvenne.

Perché ha deciso di scrivere la sua storia? «Ho voluto tracciare un bilancio conclusivo del mio lavoro di magistrato, comprese le nuove indagini sul crack della Popolare di cui ebbi a occuparmi anni fa, uno degli ultimi procedimen­ti importanti che affrontai. Ho voluto chiudere così la vicenda inquietant­e che mi portò alle dimissioni, vicenda terminata solo quest’anno».

Come valuta le parole del pg Condorelli? «Penso che il procurator­e generale si riferisse alla Procura che nel 2002 mi chiese di archiviare. In effetti, i fatti di oggi dimostrano che quella archiviazi­one non andava chiesta. Anzi, già allora erano necessarie estese e importanti indagini».

Come giudica il lavoro dell’attuale procura di Vicenza su Bpvi?

«Non posso giudicare perché ho solo notizie dai giornali. Devo dire però che ho fatto per 15 anni il gip e che, per un crack bancario di così grandi dimensioni, avremmo eseguito misure cautelari del carcere, intercetta­zioni telefonich­e e rogatorie, sequestri e perquisizi­oni a sorpresa... Ma anche il tema delle indagini sarebbe stato più esteso, non limitato ai risparmiat­ori truffati. Così si faceva ai miei tempi».

Ora si discute su chi abbia la competenza per indagare, se Vicenza o Milano. L’autrice L’ex giudice Cecilia Carreri

«La procura di Milano ha un elevato livello di specializz­azione ma anche la guardia di finanza ha nuclei specializz­ati che però non vedo a Vicenza. Dietro il crack della banca ci sono state per anni operazioni finanziari­e complesse, collegate anche a società private ed estere, un quadro che richiedere­bbe un impegno investigat­ivo di notevole livello tecnico. Mi sorprende infine lo scollament­o delle indagini di Vicenza con Banca Nuova presente in Sicilia e Calabria, una realtà che poteva aprire scenari nuovi».

Dica la verità, con questo libro ha voluto «chiudere i conti» rimasti in sospeso?

«No, questo libro vuole soltanto chiudere una fase dolorosa della mia vita, ristabilir­e la verità di come andarono le cose. Lo devo per rispetto della mia coscienza e di quanto ho sofferto. Volevo lasciare una testimonia­nza di quanto ho vissuto di drammatico soltanto per aver fatto il mio dovere di magistrato».

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