Sesso e pugno fatale: condannato «Donna dai denti d’oro», 10 anni e 8 mesi al marito. «Non volevo, fu una disgrazia»
«È vero, l’ho uccisa io. Ma non volevo, è stata una disgrazia». Ha confessato ieri, a distanza di otto anni, di aver colpito a morte la moglie con un pugno e ora dovrà scontare dieci anni e 8 mesi per omicidio preterintenzionale. Ivan Ichim, moldavo di 50 anni, 42 all’epoca dei fatti, non ha cercato scuse ieri mattina in tribunale. Difeso dall’avvocato Massimo Dal Ben, l’imputato davanti al giudice per l’udienza preliminare Laura Donati ha confermato in aula la ricostruzione tracciata dal pm Giovanni Pascucci: «Sono stato io a colpire mia moglie con un pugno, lei è caduta. Avevamo appena avuto un rapporto sessuale, ma poi - ha raccontato Ichim - abbiamo iniziato a litigare. Avevo bevuto, quando l’ho vista a terra sono andato all’ospedale di Legnago per chiamare i soccorsi ma poi ho fatto scattare accidentalmente l’antifurto di un’auto, ho preso paura e mi sono allontanato».
Era il 30 aprile 2009 e Ichim, tornato a casa, ieri ha aggiunto di aver trovato la consorte, Aftenia Viorica, ormai priva di vita. Per giorni ha atteso che lo venissero ad arrestare ma, poiché aveva trasportato il corpo della donna vicino all’argine dell’Adige, a Legnago, quando i resti della vittima sono stati individuati la decomposizione era in fase avanzata e, in assenza dei documenti, per gli investigatori è iniziato un arduo lavoro d’indagine per identificarla. Per molto tempo Aftenia rimase la «donna senza nome», la «donna dai denti d’oro». Tra i pochi indizi che hanno reso possibile tracciarne un identikit, la fede di oro rosso che portava all’anulare: alcuni dicono di riconoscere la donna dell’immagine, che corrisponde a un nominativo nell’elenco delle persone scomparse in possesso della polizia moldava. Si scopre così che la vittima si era recata nel Veronese, dove il marito lavorava, da badante, a Legnago, e dove il figlio viveva, a Soave.
Un soggiorno breve, fatto di litigi continui: i due, infatti, continuavano a rinfacciarsi contemporaneamente reciproche infedeltà. Diventato il principale sospettato, Ichim è finito in cella a novembre del 2015, arrestato dalla polizia di frontiera ucraina. Dal momento del delitto è sempre stato introvabile, dal 2011, quando il gip Paolo Scotto di Luzio emise l’ordinanza di custodia cautelare, con tanto di mandato di cattura internazionale, è stato ufficialmente latitante. Dopo 13 mesi nelle carceri ucraine, il via libera all’estradizione.