Tocatì, impazza la festa nelle piazze Ancora proteste per l’evento negato
Per la grande giornata di chiusura di oggi il tempo, salvo clamorose sorprese, dovrebbe essere dalla parte dei giocatori. Niente acquazzoni, ma nemmeno quell’afa che rischia di mettere a dura prova gli oltre 230 giocatori arrivati in città per il Tocatì. Il clou, ancora una volta, in piazza Erbe con i ring dedicati alle lotte tradizionali, mentre ieri è andata di scena la protesta di oltre 200 persone per cancellazione dell’evento «La Biblioteca vivente».
Hanno deciso di rispondere con l’ironia. C’è il simbolo del festival ludico: il ragazzino che fa una pernacchia con la scritta «Bigottì». Un foglietto che recita: «No Pdf (ossia Partito della Famiglia, quello che ha segnalato per primo i contenuti «sensibili» della manifestazione) sì gaypeg». Altri che elogiano la lettura come forma d’indipendenza, altri che gridano alla censura. Piccoli cartelli nelle mani dei manifestanti: circa duecento quelli che ieri alle 16 si sono dati appuntamento fuori dalla Biblioteca Civica. Un buon numero per una manifestazione non annunciata, anche se qualcuno si è detto deluso: «Doveva esserci più gente, dopo quello che è successo».
La querelle, ormai, è cosa nota: la decisione di cancellare alla vigilia del festival l’evento «Biblioteca vivente», organizzato dalla Fondazione San Zeno, che si sarebbe dovuto tenere, proprio in Civica nelle giornate di ieri e di oggi . La formula viene riproposta dal 2008: delle persone (i «libri») si siedono ai tavoli e raccontano la propria storia agli avventori. Non appena sono stati resi noti i titoli si è capito che alcuni «racconti» ( sette su trentacinque) avrebbero avuto come tema la diversità sessuale. Alcuni di loro, ieri, hanno parlato al pubblico del monastero del Bene Comune di Sezano, in un incontro che è stato mantenuto privato.
Martedì i «libri viventi», d’accordo con la Fondazione, decideranno se e dove tenere la manifestazione. «Da quando si è saputo della censura dice Andrea di Martino, uno dei libri «viventi» - sono piovute le offerte per ospitarci: qualcosa faremo di sicuro».
Una ripercussione c’è stata anche a livello social. La pagina Facebook del Tocatì è stata subissata di recensioni negative (diverse decine) da una o due stelle, che ha fatto crollare il voto medio. I più accusano gli organizzatori di non essersi opposti (né di aver reagito, né di essersi dissociati) alla decisione, anche se si trattava di un evento collaterale non organizzato direttamente dall’Associazione giochi antichi. Critica anche una docente universitaria come Olivia Guaraldo, che proprio oggi, alla libreria Feltrinelli, interverrà nel corso della presentazione del nuovo libro di Ermanno Bencivenga, già autore di «Filosofia in gioco» (l’evento rientra nel programma del Tocatì). «La decisione dell’amministrazione comunale - commenta - ha un piglio che è molto simile a quello dei regimi dittatoriali nel tentativo di isolare la città dal resto del mondo: si vuole fare di Verona un luogo dottrinalmente “puro”, non contaminato da terribili mali contemporanei, quali l’omosessualità e l’autodeterminazione delle donne, l’educazione al rispetto per la diversità». Intanto, il sindaco Federico Sboarina, nel sottolineare che la sua decisione è indipendente e non orientata dalla segnalazione del Popolo della Famiglia, ribadisce di non aver nulla in contrario all’iniziativa. «Semplicemente - dice - ho ritenuto non fosse adeguato al contesto di un festival del gioco che ha i bambini come principali destinatari».