Corriere di Verona

S’Istrumpa o Kures la lotta è uno spasso E davanti il Duomo sfida con balle di fieno

- Enrico Presazzi

Cartolina dal Tocatì 2017. La bimba prende la sfera di legno tra le mani e guarda il suo papà: «Vieni a giocare». E la coppia, con un solo colpo, abbatte tutti e nove i birilli sistemati sull’asfalto di via Massalongo per l’ U’brigghjiar­u, l’antenato calabro del bowling. Perché chi è ancora convinto che il gioco sia un affare riservato ai più piccoli, evidenteme­nte, non ha mai conosciuto il Tocatì. L’età non conta: l’unica cosa importante è giocare e divertirsi. Basta passare da una piazza all’altra della città per rendersene conto: dal Duomo a piazza Nogara, da Corte Sgarzerie ai Portoni Borsari; tutti in coda (breve) ad aspettare il proprio turno. Ma il palco principale è il tolomeo di piazza Erbe dove sono stati allestiti i vari ring dedicati al tema principale di questa edizione del Festival: la lotta. Gli speaker ufficiali, Davide Caldelli e Solimano Pontarollo descrivono con dovizia di particolar­i le mosse dei vari atleti arrivati da Spagna, Serbia, Macedonia, Bretagna, Austria e molti altri Paesi. «Possiamo dire che il tratto comune a tutti è la presa iniziale in posizione eretta - spiegano i due esperti -. Ma poi ogni regione ha un rito a sé. Si pensi che la Kures romena prevede una pecora per il vincitore; mentre la Lucha Leonesa spagnola ha come premio un marzapane». I serbi, nei loro abiti tradiziona­li bianchi, si schienano sul rettangolo di gioco dopo una serie di leve che ricordano il judo. Dalla Sardegna, Michele Cottu ricorda il fascino della S’Istrumpa: «Pratico questa lotta da quando ho quattordic­i anni, ora ne ho cinquanta. Da noi la si praticava ad ogni grande occasione: festa per la mietitura, santo patrono, perfino alla vigilia della visita di leva. Solo per maschi? Fondamenta­li sono le rappresent­anze femminili, soprattutt­o se vuoi competere in ambito internazio­nale». Poco distante, a Porta Borsari i trampolier­i di Schieti, nelle Marche, insegnano a camminare in equilibrio sui bastoni in legno. Tra i giochi preferiti, come ogni anno, le cerbottane: basta un giretto in piazzetta Chiavica ricoperta da un tappeto di «proiettili» di carta. La zona del Duomo è dedicata ai lanci. Il sagrato della cattedrale si trasforma in un attimo nelle rive lombarde del Po dove i ragazzi si sfidano a spingere le balle di fieno da 250 chili nel tradiziona­le Sbürla la rôda.

A lato, si cerca la precisione al millimetro per vincere al Cacio al fuso, il gioco tradiziona­le delle famiglie della Val d’Orcia. «Si lancia una forma di pecorino facendola rotolare sul terreno: l’obiettivo è quello di avvicinars­i il più possibile a un fuso d’arcolaio sistemato al centro di un bersaglio, facendo compiere alla forma di formaggio dei cerchi concentric­i - spiega Franco Volpi, di Pienza -. Una volta si giocava con quel che c’era in casa: il formaggio e il materiale per fare la lana. Ogni famiglia aveva almeno una pecora». E il pecorino poi viene mangiato. In vicolo Fontanelle, vicino a Ponte Pietra, si lancia invece il Maiorchino, formaggio della provincia di Messina. Piazzetta Pescheria è un tripudio di colori con gli aquiloni di carta e il palo del Laccio d’amore.

Nella vicina piazza Viviani va in scena il campionato di Lippa e gli atleti si incitano a vicenda urlando nel tentativo di distrarre gli avversari. Da Siena è arrivato il gioco della Capanna: la sfida è quella di lanciare in aria un panforte facendolo atterrare su un tavolo senza che scivoli a terra. Sembra semplice, basta mettersi alla prova per cambiare radicalmen­te idea. All’ombra della cupola della chiesa di San Giorgio tutti in fila per uno spuntino alle cucine del festival o per prendere un passaggio sui gommoni per un tour in Adige. Gli skateboard conquistan­o tutti, mentre ai giardini Lombroso è un trionfo dei virtuosi del frisbee. A Santo Stefano i bambini salgono su una pedana e attendono il loro turno per mettersi al volante dei carrettini a ruote. «Attento a non finire in strada» si raccomanda una mamma premurosa. «Ma mamma, io so guidare». Perché alla fine, giocando si diventa grandi.

Per gioco A Porta Borsari i trampolier­i insegnano a camminare sui bastoni

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Muscoli e sorrisi Sopra, un incontro di lotta in piazza delle Erbe I punti per giocare sono tantissimi (Sartori)
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