Sciopero dei 900 medici di base scatta lo stop alle ricette on line «E a novembre ambulatori chiusi»
I medici di famiglia vanno dritti per la loro strada, che da oggi al 18 maggio 2018 è costellata da 29 giorni di sciopero. I primi sette — cioè 19, 20, 26 e 27 settembre e 10, 11 e 12 ottobre — prevedono la cessazione dell’invio delle ricette telematiche. Si tratta della mobilitazione più lunga della storia per la categoria e della seconda nel giro di tre anni per i 3161 dottori di base del Veneto, 900 dei quali lavorano nel territorio dell’Usl scaligera.
Non è servita la lettera con cui i direttori generali delle Usl minacciano possibili deferimenti al collegio arbitrale, richieste di risarcimento o addirittura la risoluzione della convenzione per inadempienza contrattuale. Nulla hanno potuto neppure le preoccupazioni del Tribunale del Malato («ci rimettono i pazienti, l’anello più debole della catena») nè la parola dell’assessore alla Sanità, Luca Coletto, pronto a garantire che «sulle strategie di potenziamento del territorio parliamo esattamente la stessa lingua e continueremo a investire tutto il possibile sulle Medicine di gruppo (gli ambulatori h24, ndr) e sugli ospedali di comunità, nonostante i 160 milioni di euro tagliati dal governo al Veneto». I medici di famiglia vanno dritti per la loro strada, che da oggi al 18 maggio 2018 è costellata da 29 giorni di sciopero. I primi sette — cioè 19, 20, 26 e 27 settembre e 10, 11 e 12 ottobre — prevedono la cessazione dell’invio delle ricette telematiche. Negli altri 22 giorni — 8 e 9 novembre; 13 e 14 dicembre; 16, 17 e 18 gennaio 2018; 13, 14 e 15 febbraio; 13, 14, 15 e 16 marzo; 10, 11, 12 e 13 aprile; 15, 16, 17 e 18 maggio — scatterà la chiusura degli ambulatori.
Si tratta della mobilitazione più lunga della storia per la categoria e della seconda nel giro di tre anni per i 3161 dottori di base del Veneto, 900 dei quali lavorano nel territorio dell’Usl scaligera, con quella padovana la più grande della regione. Per serrare le fila, dopo la maxi assemblea nazionale di sabato a Padova — cui hanno partecipato anche molti pazienti veronesi arrivati in pullman con i loro dottori —, ieri il segretario regionale della Fimmg, Domenico Crisarà, ha mandato una lettera ai colleghi. «La risposta della politica è stata confusa e tutt’altro che chiara — si legge —. Coletto invoca tagli romani. Ma hanno deciso a Roma di subordinare la guardia medica alle Centrali operative territoriali, di trasformare gli ospedali di comunità in strutture sanitarie totalmente affidate a privati, di concedere ai direttori delle case di riposo di prendersi il medico dipendente interno e buttare fuori noi? Hanno deciso a Roma di bloccare il fascicolo sanitario elettronico e l’attivazione delle Medicine di gruppo integrate (sono operative 55 sulle 86 previste, ndr)?». Sono i motivi della protesta. «Assessore non parliamo la stessa lingua — l’appello di Crisarà a Coletto — noi siamo per il dialogo e l’interesse della popolazione, voi parlate la lingua dei conti. Però siamo sempre pronti al confronto».
L’origine del malcontento parte da lontano. «Il grande problema che la nostra Sanità deve affrontare è la cronicità — spiega Roberto Mora, presidente veronese e regionale dell’Ordine dei Medici e dottore di famiglia —. Dal 1990 il numero degli over 65 supera quello dei giovani e oggi noi curiamo a domicilio 40 mila malati cronici. Un grande aiuto sarebbe dovuto arrivare dalla conversione di 1219 posti letto ospedalieri in nuovi letti negli ospedali di comunità e nelle Residenze sanitarie assistite, prevista dal Piano sociosanitario ma mai avvenuta. Aggiungici la carenza di personale e di strutture a nostra disposizione ed ecco spiegato un malessere figlio dell’aumento senza rete del carico di lavoro, per noi e per le famiglie. Eppure — chiude Mora — ciò che preoccupa la Regione non è l’interruzione dell’assistenza ma lo stop dell’invio della ricetta telematica. Siamo basiti». Il Pd ha chiesto la convocazione urgente di un consiglio regionale a tema, appoggiato dal M5S, mentre il presidente regionale del Tribunale del Malato, Giuseppe Cicciù, avverte: «I cittadini non possono essere la vittima sacrificale di un conflitto tra le parti, per quanto legittimo. Non ci stiamo, denunceremo le difficoltà e le carenze che registreremo sul territorio durante la protesta».
Replica Crisarà: «Abbiamo scelto di iniziare lo sciopero con un’azione che danneggia i conti delle Usl, non i malati. I pazienti continueranno a ricevere le loro prescrizioni ma sulle ricette rosse, come avveniva fino a poco tempo fa. Prima di arrivare alla chiusura degli ambulatori mancano quasi due mesi e noi, ripeto, siamo disponibili a tornare a dialogare con la Regione. Siamo nel giusto, anche da un punto di vista legale».