«Troppi 900 mila euro» Così sfumò l’Aida in Russia
La richiesta della Fondazione. «Costi non giustificati»
Novecento mila euro. È quanto la Fondazione Arena ha chiesto a San Pietroburgo per la trasferta, saltata, dell’8 novembre nell’ambito del Forum della cultura, allo stadio dello Zenit. È stata la somma che ha fatto andare in fumo il pre-accordo sottoscritto a marzo dall’ex sindaco Flavio Tosi. Verona avrebbe dovuto portare l’Aida firmata, ormai quindici anni fa, da Franco Zeffirelli, per la trasferta andavano spostate coro e orchestra.
Novecento mila euro. È quanto la Fondazione Arena ha chiesto a San Pietroburgo. Ma non per le produzioni di Nabucco e Aida, solo per la trasferta, saltata, dell’8 novembre nell’ambito del Forum della cultura, allo stadio dello Zenit. Ed è questa somma che ha fatto andare in fumo il pre-accordo sottoscritto a marzo dall’ex sindaco Flavio Tosi. Allo stadio, struttura faraonica coperta e riscaldata realizzata per i Mondiali di calcio del 2018 e dove a breve si riunirà il Forum russo della cultura, Verona avrebbe dovuto portare l’Aida firmata, ormai quindici anni fa, da Franco Zeffirelli con costumi di Anna Anni e coreografie di Vladimir Vassiliev e per il trasloco russo andavano spostate 140 persone tra orchestra e coro oltre al personale tecnico e venti container.
«Il costo complessivo è stimato in 900 mila euro al netto di eventuali tasse e altre trattenute di legge da pagare in Russia», si legge nel preventivo, a firma del soprintendente Giuliano Polo, inviato il 17 marzo al presidente del Comitato per la cultura di San Pietroburgo, Kostantin Suchenko. La lettera elenca le spese a carico dell’organizzatore: ospitalità di rappresentanza (sindaco, sovrintendente, direttore artistico e eventuali accompagnatori), cachet del direttore d’orchestra, dei cantanti, del regista, del coreografo, i trasporti dell’allestimento, il completamento degli organici con 60 elementi d’orchestra, 100 coristi, 220 comparse, corpo di ballo con staff e altri tecnici. Ci sono inoltre i costi d’ospitalità, i visti d’ingresso per la Russia, i trasferimenti aerei e locali, il service audio-video e luci e una sede per montaggi e smontaggi e prove tecniche. Il preventivo fissa anche i tempi di pagamento, il 30 per cento alla firma del contratto, il 40 entro luglio 2017 e l’ultima tranche entro la data dello spettacolo.
Alla vista della missiva, a San Pietroburgo, sono trasaliti e non perché non ci fosse la possibilità economica di spendere quella somma (l’organizzazione è in capo al Comitato e al teatro Music hall e lo Stato avrebbe pagato l'evento) ma perché l’importo non era dettagliato per capitoli di spesa, come richiesto. Inoltre, quasi un milione per una sola rappresentazione pareva troppo. «In quanto teatro di Stato abbiamo bisogno di progetti dettagliati, non basta scrivere 79 componenti d’orchestra, va specificato ogni singolo ruolo – spiega il soprintendente russo -, per noi non era semplice giustificare un budget di quel tipo, eravamo d’accordo che le spese sarebbero state a nostro carico, ad esempio pensavamo a mille euro netti come compenso per il personale oltre ai costi vivi».
Per il solo allestimento, la Russia avrebbe dovuto versare 300 mila euro (un terzo dei 900 mila) ed è parsa una cifra esosa per un’opera, l’Aida di Zeffirelli, che ormai ha quindici anni di vita. «Quella cifra di solito si spende per un nuovo allestimento», fa sapere San Pietroburgo. Nei 900 mila euro, la spesa più consistente è quella del personale: con l’Arena chiusa in novembre, il Comitato di San Pietroburgo avrebbe dovuto farsi appunto carico di tutti gli stipendi.
Il 30 giugno la Russia ha risposto a Polo esprimendo «stupore» per le sue richieste. «Eravamo convinti di avervi spiegato chiaramente lo scopo e la grandezza di questo progetto, compresa la sua importanza politica (avrebbe dovuto lanciare l’anno della Russia in Italia, che prevede concerti e spettacoli in diverse regioni per tutto il 2018, ndr) – scrive Julia Strinzhak, direttrice della Music hall –, i numeri indicati sono sproporzionati al mercato e ai suoi costi attuali. Saremmo incapaci di ottenere l’approvazione di questo budget da parte del governo, alcuni funzionari dell’amministrazione di San Pietroburgo stavano programmando una visita a Verona per definire i dettagli dell’accordo: i piani sono stati fermati». Gli esiti della vicenda sono sotto gli occhi di tutti, l’Arena non sarà in Russia e gli organizzatori non hanno mai ricevuto le precisazioni richieste a Polo.
L’accordo
Verona ha firmato un’intesa di collaborazione con la Russia nel 2014