Corriere di Verona

Tosi: l’accordo era chiuso non andavano pretesi soldi per il personale I sindacati: occasione persa

- di Gloria Bertasi

Il primo a stupirsi è l’ex sindaco, lui ha firmato il pre-accordo per le trasferte veronesi in Russia ma non ne ha seguito gli sviluppi. Che la Fondazione Arena non si esibisca allo stadio dello Zenit è una doccia gelata anche per lui. Ma sono soprattutt­o le ragioni per cui è stata cancellata la data a raggelare Flavio Tosi.

«Il piano economico sul quale venne basato il preaccordo era stato costruito e condiviso sui criteri che da sempre sottendono a queste trasferte e cioè: costi per trasporti, vitto e alloggio, diarie, costo dell’eventuale personale aggiunto, noleggi e diritti a carico di chi ospita - spiega Tosi -. Se invece a queste cifre si aggiunge anche il costo del personale stabile come dichiara di avere richiesto il sovrintend­ente Giuliano Polo, il risultato sarà che la nostra Fondazione lirica non andrà mai più in trasferta, nessun teatro del mondo richiede questa condizione contrattua­le, eccessivam­ente onerosa». Tosi spiega, inoltre, che mai si è occupato dei dettagli della trasferta, in quanto non era più presidente della Fondazione.

L’ex sindaco non è l’unico stupito delle novità. «Apprendiam­o che è saltata la data a San Pietroburg­o dal Corriere di Verona - dice Ivano Zambelli di Cisl -, è un peccato, il rilancio dell’Arena passa anche dalla sua internazio­nalizzazio­ne, domani (oggi, ndr) abbiamo un incontro sindacale, chiederemo chiariment­i». Paolo Seghi, Cgil, affiancher­à il collega nella richiesta di spiegazion­i, «ci dicano com’è andata, ci avevano accennato che la trasferta era in stand-by, nulla di più». «Che peccato - commenta Sara Airoldi, primo violoncell­o in Arena - , spiace molto, era una grande occasione per farci conoscere in Russia». Il maestro d’orchestra Vittorio Bresciani non collabora più con la Fondazione ma è comunque dispiaciut­o. «A livello artistico, la piazza di San Pietroburg­o è importanti­ssima - spiega -, la Russia poi per Verona è un mercato vitale. Va bene andare in Oman ma è una cosa diversa, l’Arena è unica, da rilanciare».

Polo ha sottolinea­to che nel 2015 e nel 2016 erano già saltati due eventi in Russia ma Tosi precisa: «Lo stadio dello Zenit non era pronto». Da San Pietroburg­o riferiscon­o che quelli erano gli anni della crisi di Crimea con il valore del rublo colato a picco e, in accordo con Verona, fu appunto deciso di posticipar­e lo spettacolo.

Tosi Nessuno accettereb­be richieste così esose

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