Tra terra e cielo, i paesaggi della letteratura
Nei saggi del veronese Carlo Bortolozzo si intrecciano racconto e spiritualità
Ma cosa intendiamo veramente, quando parliamo di letteratura? Di noi stessi, potrebbe rispondere Carlo Bortolozzo, autore di Della terra e del cielo - Figure e paesaggi della letteratura (QuiEdit 2017, euro 12, pp. 129), questa nuova raccolta di saggi letterari, alcuni inediti, altra già apparsi in precedenza su riviste di settore. Bortolozzo, docente liceale, veneziano trapiantato a Verona da molti anni, tenta di trasmettere ai suoi studenti e a chi lo incontra nelle sue numerose conferenze, la passione per la letteratura che lo anima. E questo traspare anche in questa sua ultima fatica, convinto che la vera conoscenza sia di natura affettiva, facendosi provocare da ciò che legge perché – come afferma George Steiner - «una lettura seria e profonda cambia la vita».
Al suo terzo lavoro, dopo Con l’infinito nel cuore del 2004 e Come un bel giorno del 2009, Bortolozzo intreccia i legami tra l’ambito letterario e quello spirituale, tra la dimensione estetica del racconto e la ricerca del significato profondo del vivere. Quando ci mettiamo sulle tracce dei poeti che amiamo, troviamo l’eco profonda e misteriosa di noi stessi: è fondamentale andare alla ricerca e recuperare quella dimensione dell’ascolto ormai scomparsa sotto la frenesia della quotidianità luccicante e strepitante. Un ascolto umile, quasi mendicante, in quanto solo origliando la voce di un altro impariamo a riconoscere la nostra voce; la nostra identità è, infatti, costituita da ciò che abbiamo ereditato, da ciò che abbiamo amato, da ciò che abbiamo letto. La vera lettura è quindi un incontro tra due umanità, necessariamente diverse e complementari. I frammenti si ricompongono nella ricerca della totalità, il particolare viene abbracciato dall’insieme. È quanto sottolinea Ernesto Guidorizzi nella prefazione al volume, quando afferma che «i frammenti letterari, pur talvolta amari, recano la certezza che l’amore della poesia non tramonta». Lo ribadisce, ancora, la citazione tratta da Kafka nell’epigrafe iniziale: l’amore spinge a «sostenersi ancora», a combattere le tentazioni della dissoluzione e dello scoramento, che tante volte si impadroniscono della nostra vita.
L’altro tema dominante è quello delle figure umane inserite nel paesaggio naturale, come suggerito dal quadro di Caspar David Friedrich in copertina. Sollecitato dalla bellezza di un panorama, da un ricordo infantile, da un’improvvisa intuizione che sembra un dono celeste, l’essere umano si sente innalzato verso una dimensione superiore. Gratificato, ne scrive, cercando di trattenere ciò che ha percepito, donandolo al prossimo, fiducioso che qualcuno intenderà.
Gli autori trattati spaziano da Alfieri a Manzoni, da Carducci, a Svevo e Pirandello, a Lussu, Bassani, Fenoglio, Pavese, Tomasi, Ortese, Rigoni Stern, ma anche alla Woolf, a Maupassant e a L’amico ritrovato di Uhlman.
Spesso releghiamo la letteratura ad un offuscato ricordo dei tempi della scuola, ad un qualcosa di lontano nei contenuti, nei termini, nei significanti. Bortolozzo ci lascia un dipinto di alcuni sprazzi di piena e godibile gioia della lettura, facendoci sentire nuovamente adolescenti.