Rex Mundi, la storia del rogo dei Catari all’Arena di Verona
Nell’unica fonte storica che ne parla, il fatto viene liquidato in appena cinque righe, in un latino con qualche svarione medievale: «Il 13 febbraio 1278 vennero bruciati in Arena duecento patarini, con un rogo spettacolare». L’autore è il cronista Ubertino da Romano, dello stessa famiglia del «tiranno» Ezzelino, l’uomo che fece di Verona il centro del suo regno personale nei decenni precedenti all’emergere della signoria Scaligera. Altrove, questo avvenimento, una delle maggiori stragi di eretici mai avvenute in Italia, avrebbe dato il via a leggende «nere», in terra scaligera è stato, semplicemente, rimosso. Senza contare, inoltre, che i «patarini» (il nome indica la corrente, che senza discostarsi molto dalla dottrina della Chiesa, combatteva lo sfarzo e il nepotismo del clero) erano in realtà i catari di Sirmione: la stessa setta che in Francia ha reso celebre località come Carcassonne.L’episodio misconosciuto ora è al centro di un libro, «Rex Mundi», scritto da Maria Firpo, già chirurgo all’Azienda ospedaliera, ed edito dalla casa editrice Sommetti: il volume è stato presentato ieri in Biblioteca Civica. «Ho scelto la forma del romanzo - spiega - facendo parlare i protagonisti dell’epoca: Ezzelino, il Papa,
i conti di San Bonifacio, ma nulla è inventato, è un modo diverso di ricostruire la storia». Il titolo del libro (Re del mondo, in latino) è un’allusione alla fede «gnostica e manichea» dei catari. «Da dualisti radicali erano convinti che il Male fosse un principio potente quanto il Bene e che avesse in pugno “questo mondo” - spiega Firpo -. Dietro all’esecuzione di massa, però, ci fu molto di più di una questione religiosa: è stata la fine di una lunga diatriba politica che ha visto opposti il papato e il Comune di Verona, culminata in una scomunica». Un pallino, quello per la storia medievale, che Firpo, originaria di Venezia, ha coltivato nel tempo libero, mettendo nero su bianco il frutto delle sue ricerche una volto ritiratasi dal lavoro. «La pensione racconta - mi ha fatto il dono del tempo e mi sono così dedicata a un progetto che avevo in mente da anni e che è nato anche grazie all’amore che ho verso Verona».