«Ecco il timbro, 245 milioni a Verona» Prima risposta a tre bombe ecologiche
Collettore, discarica Ca’ Filissine e Pfas, il Pd esulta: «Mai nessun governo ha fatto tanto»
«Un momento solenne». Alessia Rotta, deputata del Pd, mostra il timbro con cui la Corte dei Conti ha registrato, lo scorso 11 settembre, la ripartizione del «fondone» dell’ultima legge di stabilità, che stanzia 245 milioni di euro per intervenire su tre potenziali bombe ecologiche che toccano da vicino la provincia di Verona (e non solo): il collettore del Garda (100 milioni), la discarica di Ca’ Filissine a Pescantina (65 milioni), l’emergenza della contaminazione da Pfas (80 milioni). Gli stanziamenti erano stati annunciati un anno fa ma, dopo il via libera del Cipe, se ne erano un po’ perse le tracce, tanto che vi era chi (in particolare nel Movimento Cinque Stelle) aveva gridato alla «fake news». «I tempi sono stati lunghi, ma previsti - dice Rotta - ora possiamo rispondere a tutti quelli che, in questi mesi, hanno detto che i soldi non ci sono». «Ci abbiamo messo la faccia e la reputazione - aggiunge il collega Diego Zardini - nessuno Pd Alessia Rotta era un tema nazionale per cui lo Stato fosse obbligato a trovare risorse». «Questo quarto di miliardo è il più grande stanziamento che si ricordi per la provincia di Verona sottolinea un altro deputato, Gianni Dal Moro - il tutto grazie ai governi Renzi e Gentiloni. Con la Lega al governo, non era arrivato un decimo di queste risorse».
Delle tre questioni, quella a più immediata soluzione appare quella legata alla discarica di Ca’ Filissine. I 65 milioni stanziati permettono di finanziare integralmente la bonifica del sito, sotto sequestro dal 2006 per sversamenti di percolato nel sottosuolo, senza doverla finanziare con l’apporto di nuovi rifiuti come previsto dal contestato piano varato dal Comune e approvato dalla Regione. «Al più presto andremo a Roma per varare l’accordo di programma - assicura il sindaco Pd di Pescantina, Luigi Cadura - poi faremo una gara europea». È previsto che la bonifica duri otto anni.
Discorso diverso per il collettore del Garda, una maxi opera da 220 milioni di euro chiamata a sostituire l’attuale collettore fognario, la cui vita tecnica è finita nel 2015. I cento milioni stanziati sono un primo punto fermo ma adesso si tratta di trovare gli altri, a partire dai sette che servono per il progetto, per cui si chiede l’intervento della Regione. Una parte potrebbe arrivare anche dalla tassa di soggiorno dei comuni gardesani. «Siamo pronti a fare la nostra parte», dice Alberto Tomei, presidente di Ags (Azienda Gardesana Servizi) che, assieme alla bresciana Garda Uno, sarà l’esecutore del progetto. Il lavoro di coordinamento toccherà all’Ato e Mauro Martelli, presidente del Consiglio di Bacino dell’Ato veronese, spiega che il protocollo d’intesa con la controparte bresciana è già stato ufficializzato. Anche qui i lavori, per togliere tutte le condotte dal lago e riportarle sulla terra ferma, dureranno almeno otto anni.
C’è, infine, il capitolo Pfas, la contaminazione originata dall’azienda Miteni di Trissino che coinvolge anche diversi comuni dell’Est e della Bassa Veronese. Cosa fare con gli 80 milioni stanziati, al momento, non si sa: per il Veronese, c’è un progetto di Acque Veronesi per cambiare la sorgente di captazione dell’acquedotto, che però è solo sulla carta. «La Regione finora non ha fatto nulla, se non polemiche - dice Orietta Salemi, consigliera regionale del Pd - Mi aspetto ora che Zaia e l’assessore Bottacin esprimano soddisfazione per questi stanziamenti del nostro governo». Per qualsiasi intervento sui Pfas, servirà una quota di cofinanziamento.