Pazzini-Pecchia, è nato il «patto» per la salvezza
Leader e trascinatore anche se parte in panchina Il «patto» con Pecchia per l’obiettivo salvezza
Il risveglio del capitano suona in rima con il grido lanciato dall’Hellas: la salvezza è possibile. Giampaolo Pazzini entra, a Torino, dopo essere partito dalla panchina, per una scelta ormai ricorrente per Fabio Pecchia. Con lui in campo, il Verona - consumato il primo tempo tra il rammarico per le occasioni gettate e per le ingenuità che spianano la strada al 2-0 per il Toro - alza la testa.
Sono passati 59’ quando il Pazzo entra, prendendo il posto di Verde. A quel punto, l’Hellas ha già iniziato il forcing che lo porterà a raggiungere i granata, in un finale romanzesco e all’insegna delle chiamate del Var. Pazzini è l’uomo del destino, e non solo per il rigore trasformato con freddezza sovrana in pieno recupero, ma perché spinge i gialloblù alla carica, alimentando alla corsa alla rimonta: «L’abbiamo ripresa con il cuore, questa partita», la frase dell’attaccante che illustra la folle domenica dell’Hellas, capace di fare e disfare a ripetizione, sino a togliere il sonno a Sinisa Mihajlovic, condottiero del Torino uscito scornatissimo dalla sfida.
Un Pazzini leader vero, dunque. In un attimo si sono dissolti i polveroni che si erano sollevati per le esclusioni del centravanti. Fuori con il Napoli, con il Crotone, con la Roma, nelle prime sei giornate. Sempre subentrato, con l’uscita polemica seguita al penalty realizzato proprio con il Napoli, con la stizza rabbiosa rivolta verso Pecchia: «Un gesto istintivo», ha chiarito poi Pazzini, ed è chiaro che di lì in avanti le turbolenze siano state governate per evitare la burrasca. Il gol con il Torino, e ancor di più l’animo da trincea che ha avuto il numero 11 del Verona, fa da certificazione garantita sul patto di ferro stretto con Pecchia: c’è l’Hellas da salvare, ed è soltanto questa la maniera per riuscirci. Lo sa il tecnico e lo sa, nondimeno, il Pazzo: «Siamo stati bravi a non disunirci. Ci abbiamo sempre creduto, il pari è merito di tutti», spiega lui, che intanto ha toccato quota 109, quanto a gol siglati in Serie A. Un dato che lo piazza al secondo posto tra i marcatori in attività impegnati nel campionato 2017-2018, dietro a Fabio Quagliarella, che ne segnati 112, e davanti a Sergio Pellissier (a 107). Con i 31 realizzati col Verona, compresi i 23 siglati in B la passata stagione, ha agganciato, nella classifica gialloblù di tutti i tempi, il leggendario Ugo Pozzan ed è ora ventiseiesimo, dopo aver superato Osvaldo Bagnoli. Bagnoli che, prima che l’Hellas andasse a giocare a Torino, aveva dichiarato: «Il Verona è una squadra giovane. Gli inizi complicati possono capitare: serve abituarsi alla Serie A, ma la rotta può essere invertita».
Presto per dire che il cambio di navigazione sia avvenuto, ma intanto il pareggio di Torino ha avuto un doppio effetto corroborante: ha rinsaldato la posizione in panchina di Pecchia – che non era in discussione, ma che in caso di nuova sconfitta sarebbe finito ancor di più nell’occhio del ciclone – e ha rimesso al centro del progetto tattico del Verona Pazzini, trascinatore e guida, con l’altro «pirata» Cerci, di una squadra che ha mostrato di poter avere un’identità forte. Dopo la sosta, lo scontro diretto con il Benevento sarà la cartina di tornasole per capire se il duello impattato con il Toro sia stato un fuoco, e non un gioco. Ma con i pianeti di Pecchia e del Pazzo di nuovo allineati la fiducia può tornare a esserci.