Donazzan, il sì ai manganelli fa insorgere la Lega: «Fascista? Questa è follia»
Catalogna, la forzista va controcorrente. Finco: «Fascista sì, ma questa è follia»
«Parlare di eversione separatista e dire che va repressa è una stupidaggine. Un pensiero poco elaborato. E meglio di così non posso dirlo perché ho ancora negli occhi cosa hanno fatto quei criminali della Guardia Civile e se lo dico come davvero vorrei dirlo, domani (oggi, ndr) incontro Elena Donazzan e lei si arrabbia». Da Barcellona, da dove è tornato ieri sera dopo la missione da osservatore internazionale ai seggi per il referendum indipendentista della Catalogna, il consigliere regionale di Siamo Veneto Antonio Guadagnini ha letto con amarezza il post dell’assessore al Lavoro Elena Donazzan che ha scatenato la disapprovazione degli alleati.
«Il presidente della Catalogna è stato artefice di una campagna di esasperazione – ha scritto Donazzan – Avrebbero dovuto arrestarlo per aver istigato alla ribellione». E conclude: «L’autonomia è un valore e una grande opportunità, l’eversione separatista no. E va repressa». «Vedere i manganelli volare in un seggio elettorale non è assolutamente un bel vedere, non una scena da Europa del terzo millennio, almeno come la intendo io», scandisce il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti, a capo della delegazione istituzionale a Barcellona per sorvegliare la correttezza di voto. Se il presidente non si lancia nella polemica, il capogruppo della Lega a palazzo Ferro Fini Nicola Finco non le manda a dire. «La violenza non deve essere mai giustificata nei confronti di un popolo che vota. Non si picchia la gente che esprime un diritto, è stata una brutta pagina della storia spagnola ed europea e non condivido assolutamente nulla di quanto detto da Donazzan - mette in chiaro - Sappiamo che la sua linea politica è fascista ma giustificare la violenza in questo modo è una follia».
Ex An e oggi Forza Italia, Donazzan non ha mai fatto mistero di mettere la Nazione prima di tutto. Con la Lega, ad esempio, è entrata in polemica in occasione del consiglio straordinario del 12 maggio dedicato ai 220 anni dalla caduta della Serenissima: c’era l’adunanza nazionale degli alpini e lei lo disertò per andare dalle penne nere a Treviso. D’altra parte, sulla legge sulla bandiera veneta il suo intervento sull’equivoco dell’aut aut dei vessilli (tricolore o gonfalone veneto) e il significato et et della legge (entrambe sono le nostre bandiere) mise d’accordo pure l’opposizione. «Elena è persona intelligente, seria, non ha paura di esprimere le sue idee e la stimo - premette Silvia Rizzotto, capogruppo lista Zaia - Spero che si corregga sulla repressione, spero parlasse dell’iter che ha portato al referendum catalano e che sia stata fraintesa. L’uso della violenza per impedire il voto è inaccettabile e non posso credere che una persona come lei possa avallare l’uso della forza su cittadini che vogliono esprimere le proprie idee».
«La violenza non andrebbe mai usata, mi riferivo alla repressione di un iter incostituzionale che ha portato al referendumha corretto il tiro ieri Donazzan - Non avremmo mai voluto vedere i volti di anziani insanguinati, né la Polizia costretta a intervenire con la forza sulla propria gente. La secessione è sempre un momento traumatico ed è impensabile che possa avvenire con un referendum». Nel post l’assessore ha rimarcato le differenze tra il referendum Veneto - nell’alveo della Costituzione e autonomista - e quello catalano - indipendentista e dichiarato incostituzionale dalla Corte spagnola - e su questo tutti sono d’accordo con lei. «Noi restiamo all’interno dello Stato Italiano e va detto in maniera chiara e netta - ribadisce il collega di giunta Roberto Marcato, leghista e assessore allo Sviluppo Economico - Ma non esiste che alla voglia di esprimersi di un popolo si risponda con manganelli e pallottole. Giusta la repressione? Io non sono affatto d’accordo. Gli stati sovrani non devono mai avere paura del volere del popolo. Detto questo, ognuno ha le sue idee, l’importante è che concordiamo nell’azione amministrativa e nel progetto». La condanna più dura arriva fuori dal palazzo, da Roberto Agirmo di Indipendenza Noi Veneto: «Chi accetta a pretende di arginare un popolo con i moschetti è solo un fascista o un comunista statalista».
Antonio Guadagnini Parlare di eversione e repressione è una stupidaggine, ho ancora negli occhi le violenze