Sprar, i tanti motivi per cui 59 Comuni non aderiscono
Sprar: cinquanta sfumature di «no». Cinquantanove, per l’esattezza. Tanti sono i Comuni veronesi che, al momento, hanno rifiutato di aderire al modello di accoglienza caldeggiato dal Viminale. Modello che, in base agli accordi sottoscritti tra Ministero e Anci, impone la gestione diretta dei richiedenti asilo alle amministrazioni comunali, garantendo un tetto massimo di presenze (il celebre «tre per mille»). Ma lo strumento, come raccontato domenica dal Corriere di Verona, sembra ancora non attecchire in riva all’Adige dove solo due amministrazioni (il capoluogo e Bosco Chiesanuova) sono materialmente in grado di gestire i migranti «in proprio». E così, la quasi totalità dei 2.800 profughi presenti tra città e provincia, rimangono in carico ai privati. Ma ogni sindaco ha le proprie ragioni per rifiutare la proposta apparentemente allettante del Viminale. La Lega Nord si è schierata compatta contro questo modello di accoglienza e il caso del sindaco di Sanguinetto Alessandro Braga (che ha deciso di aderire allo Sprar) rimane la più classica delle eccezioni che confermano la regola. «Sono assolutamente contrario - commenta il primo cittadino di Concamarise Cristiano Zuliani, responsabile provinciale del dipartimento Sicurezza e Immigrazione del Carroccio -. E lo sono per partito preso. Oltre a tutte le questioni tecniche, non potrei mai dare l’ok a un sistema che avalli le scelte di un governo disastroso come quello Renzi-Gentiloni». Entra nei dettagli il sindaco di Pastrengo Gianni
Testi, vero e proprio leader del
«fronte del no».
«Non è questione di destra o di sinistra: non sta scritto da nessuna parte che questa problematica debba competere ai Comuni - analizza -. Chi l’ha detto che all’improvviso non cambino le percentuali del tetto massimo? E non si tratta di razzismo, noi a Pastrengo nel corso degli anni abbiamo sempre accolto. Il problema sono le imposizioni». Testi punta il dito contro risorse esigue e burocrazia: «Si cita l’esempio del Comune di Verona, ma è un altro mondo rispetto alle nostre piccole realtà: loro hanno personale dedicato, io non trovo nemmeno il tempo di redigere i bandi per l’assegnazione delle case popolari. E poi, quando finisce l’accoglienza, spetta al Comune l’onere dell’integrazione e dell’avviamento al lavoro». A Bussolengo, il sindaco Paola Boscaini ricorda i problemi: «Abbiamo promosso incontri e non è stata una decisione presa a cuor leggero: servono alloggi e noi fatichiamo a trovarli per risolvere il problema dell’emergenza abitativa. E se la casa non è a norma, poi la responsabilità è del sindaco». Grezzana, con l’«hub» di Costagrande e i suoi 350 ospiti è il Comune con il rapporto migranti/cittadini più elevato. Ma il sindaco Arturo Alberti, per ora, non ha chiesto di aderire allo Sprar: «Ci sembra di aver già dato - spiega -, ma va detto che finora non abbiamo mai avuto problemi con queste presenze che forse ricadono più su Verona. Anzi, li abbiamo coinvolti nei lavori socialmente utili».
Le «giustificazioni» Da «no per partito preso» a «non compete a noi», fino a «abbiamo già dato»