Save, Atlantia cala la lista per il cda Venezia vende l’ultima quota pubblica
I Benetton «prenotano» il posto di minoranza. Alla Città metropolitana 55 milioni
Save, Atlantia cala la sua lista per il nuovo cda. E intanto la Città metropolitana di Venezia aderisce all’Opa obbligatoria lanciata da Marchi e dai fondi alleati, consegnando il su 4,78%. È in movimento lo scenario intorno alla società aeroportuale, a nove giorni dalla chiusura dell’offerta pubblica di acquisto lanciata da Agorà, la scatola societaria attraverso cui Marchi e i fondi di Deutsche Bank e di Infravia detengono il 61% di Save. La prima novità di rilievo si incrocia con l’Opa e riguarda il nuovo consiglio di amministrazione che dovrà esser eletto nell’assemblea dei soci del 23 ottobre. Perché a fianco della lista di maggioranza si scopre che ve n’è anche una di minoranza depositata da Atlantia, la società infrastrutturale controllata dalla Edizione dei Benetton, entrata un anno fa a sorpresa con il 22%, nel momento clou dello scontro tra Enrico Marchi e l’ex socio Andrea De Vido per il divorzio in Finanziaria Internazionale.
Un fatto di non poco conto, la presentazione di una lista, se la si legge in chiave Opa. Perché fin qui Atlantia aveva evitato di entrare nel governo di Save, classificando quel 22% come «partecipazione finanziaria». E quindi i due candidati - l’avvocato di Rovigo Gianandrea Rizzieri, tra i creatori del fondo Vei Capital di Palladio, e il responsabile corporate finance di Atlantia Massimo Sonego - uno dei quali potrà occupare l’undicesimo posto nel nuovo cda Save, segnano comunque una svolta rilevante. La conclusione razionale è di prenderla per una conferma indiretta che Atlantia abbia deciso di non vendere il 22% di Save e di rimanere, assumendosi i rischi di non incassare la plusvalenza e di rimanere impigliata in una società non quotata, vista la dichiarata volontà di Marchi e dei fondi, messa nero su bianco nel prospetto d’offerta, di far uscire Save dalla Borsa. Operazione che Atlantia renderebbe più difficile, rendendo impossibile raggiungere l’obiettivo già direttamente con l’Opa.
Ma c’è chi avverte sul prendere per automatico lo scenario. In realtà una decisione se rimanere o uscire Atlantia la dovrebbe ancora prendere. E nel frattempo, viste le scadenze per il cda, Atlantia avrebbe presentato una lista, che può essere comunque ritirata, se poi alla fine entro il 13 ottobre si decidesse di vendere. Un segnale che non certifica la volontà di restare. Ma altrettanto, al contrario, anche che non si è già deciso di andar via. Si vedrà nei prossimi giorni.
Chi invece ha già deciso di uscire è la Città metropolitana di Venezia, guidata dal sindaco Luigi Brugnaro membro uscente del cda che però non sarà ripresentato nella lista di maggioranza. La Provincia manterrà 500 azioni simboliche e consegnerà il suo 4,78% all’Opa, che a 21 euro vale oltre 55 milioni di euro. La scelta che va contro la decisione di luglio del consiglio metropolitano di considerare Save, al pari di San Servolo Servizi, Gral, Atvo, Actv e Veneto Strade strategica. Ma d’altra parte il 4,78 per cento di oggi, di fatto pesano ben poco sui destini di Save, e quindi tanto vale incassare. Anche perché, se passasse il delisting paradossalmente l’ente pubblico si ritroverebbe ad avere problemi con la legge Madia, a differenza di quanto accada oggi. Si completa così l’uscita dell’ultima quota pubblica significativa.