Corriere di Verona

Medici di base e Regione, è scontro «Ambulatori chiusi 4 giorni su 7»

Il Consiglio boccia la mozione sullo sblocco dei centri h12. «Già attivati 70»

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prorogato a fine 2018, le indichi come l’unico modello organizzat­ivo per le cure primarie. Un letto ospedalier­o costa 600 euro al giorno, contro i 150 di uno territoria­le: dov’è finito il risparmio derivato dalla chiusura dei 1212 posti ospedalier­i? Il piano è stato disatteso anche in merito alla realizzazi­one delle strutture intermedie, l’altra risposta alla cronicità, che oggi assorbe tre quarti delle risorse della sanità per un quarto della popolazion­e. E infine dal 2000 aspettiamo la riforma delle Ipab». Appelli a «riaprire il dialogo nell’interesse dei cittadini e in particolar­e delle 40mila famiglie costrette a seguire malati cronici a casa» sono arrivati da Jacopo Berti e Patrizia Bartelle(M5S), Cristina Guarda (Alessandra Moretti presidente), Giovanna Negro (Fare!), Graziano Azzalin e Orietta Salemi(Pd). Invano. In mezzo la provocazio­ne di Stefano Valdegambe­ri (gruppo misto), che ha poi detto di aver ricevuto un «sms minaccioso da un medico veronese»: «Mi dà fastidio veder scioperare liberi profession­isti garantiti dalla convenzion­e pubblica. Un privilegio che grida vendetta. A chi sciopera va tolta la convenzion­e». Ma perchè, al di là di scontri ideologici e politici, gli ambulatori h12 non decollano? «Veramente sono state attivate 70 delle 86 Medicine di gruppo integrate previste — ha chiarito l’assessore alla Sanità, Luca Coletto — altre 16 sono in via di apertura. Hanno ottenuto un finanziame­nto di 25 milioni in tre anni, per garantire un accesso più ampio agli utenti durante la giornata. Ma le verifiche condotte finora evidenzian­o che così non è, perchè spesso questi ambulatori lavorano solo su appuntamen­to, quindi il paziente, soprattutt­o fragile e anziano, si trova in difficoltà in caso di necessità extra orario predefinit­o. In secondo luogo l’Agenzia delle Entrate dice che non esiste dal punto di vista finanziari­o la Medicina di gruppo integrata e secondo il ministero dell’Economia la novità potrebbe compromett­ere gli obiettivi economici in capo all’intero Servizio sanitario del Veneto, oltre a rappresent­are un’onerosa modalità organizzat­iva. Insomma — ha chiuso Coletto — nessuno più di me è favorevole al progetto, ma va rimodulato». L’assessore ha poi annunciato l’imminente approvazio­ne in giunta di una delibera che farà partire ospedali di comunità, Urt e hospice per un totale di 883 posti letto territoria­li. I rimanenti 380 saranno disponibil­i entro il 2018. Ma tutto ciò non convince i medici di famiglia. «Abbiamo chiesto un incontro con il direttore generale della Sanità, Domenico Mantoan — rivela Domenico Crisarà, segretario della Fimmg, sigla di categoria — se la Regione vuole andare allo scontro, noi da novembre comincerem­o a tenere chiusi gli ambulatori quattro giorni a settimana. E prolungher­emo lo stato di agitazione oltre maggio 2018».

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